Giovedì, 10 Ottobre 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

III DOMENICA DI QUARESIMA

III DOMENICA DI QUARESIMA

IL COMMENTO DI Don Doglio 

1^ Lettura

Dal libro dell’Èsodo

 - Es 17,3-7

In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?». 
Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!». 
Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà». 
Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».

 

Salmo 94

Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

 

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

 

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».

 

2^ Lettura

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 
- Rm 5,1-2,5-8

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. 
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
 Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

 

Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni
 - Forma breve: Gv 4, 5-15.19b-26.39a.40-42

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 
Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 
Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
 Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Il Santo

1/SCaterina Svezia.JPGLa Chiesa il 24 marzo ricorda Santa Caterina di Svezia, religiosa svedese, canonizzata da Innocenzo VIII nel 1484. La santa nacque nel 1331, secondogenita degli otto figli di santa Brigida di Svezia e di Ulf Gudmarsson. Caterina, ancora bambina, e la sorella Ingeborg, furono mandate al monastero cistercense di Risaberg. Poi fu trasferita nel convento domenicano di Skenninge. A dodici anni fu promessa sposa al nobile Edgard von Kyren che sposò quando aveva 14 anni. Il matrimonio non venne mai consumato. Edgard seguì Caterina che gli propose di vivere insieme una vita quasi monastica. Nel frattempo Brigida, dopo la morte di Ulf, nel 1344, donò molti beni e si ritirò nel monastero di Alvastra. Guidata dalle visioni quasi quotidiane del Signore e della Vergine Maria, fondò nel 1346, un monastero a Vadstena, in Svezia e scrisse la regola che le fu dettata durante una visione. Poi partì per Roma nel 1349, con il compito di ottenere l’approvazione pontificia per la sua fondazione di Vadstena. Caterina, che desiderava stare vicino alla madre, si recò a Roma per il giubileo del 1350. Brigida in una delle sue visioni seppe che la figlia le sarebbe stato dato un aiuto per l’attività e apprese anche che il genero era morto. Parlò allora con Caterina e le chiese di rimanere con lei a Roma. Brigida era per la figlia un modello e Caterina aveva grande rispetto e ammirazione per la madre. Malgrado la sua volontà, però, Caterina era fonte di problemi. Era alta, bionda e con gli occhi azzurri e benché indossasse abiti molto semplici, non passava inosservata a causa della sua bellezza nordica. Furono fatti diversi tentativi per rapirla. Un giorno, mentre con alcune nobildonne cercava di raggiungere la Basilica di San Sebastiano, un corteggiatore respinto si mise in agguato per riuscire a catturarla. Alcuni attimi prima che lei e le dame passassero da quella strada, però, un cervo attirò l’attenzione del sequestratore permettendo loro di superare indenni il pericolo. Per questo motivo spesso è rappresentata con vicino un cervo. A causa di tutto ciò le fu proibito di lasciare l’appartamento in cui abitava con la madre. Si sentì come una reclusa, soffrendo la solitudine e la disperazione e ne uscì grazie alle preghiere rivolte alla Madre di Dio e alle esortazioni del padre confessor. Durante la permanenza romana si racconta di alcuni miracoli compiuti da Caterina. Il più famoso riguarda la tracimazione del Tevere. I Romani esortarono Caterina ad avvicinarsi al Tevere e invocare il Signore affinché non permettesse l’inondazione della città. Quando la santa mise i piedi nell’acqua del fiume, questa immediatamente ritornò nel suo letto naturale. Caterina divenne il sostegno della madre Brigida, fino a quando morì, il 23 luglio 1373. Poi partì per la Svezia per portare a casa le sue spoglie. Giunse a Vadstena il 4 luglio 1374 e fu accolta con grande gioia dal popolo e dai frati e dalle suore del nuovo Ordine religioso fondato da Santa Brigida. Caterina cominciò a parlare della madre come mai prima aveva fatto e chiese di poter entrare come novizia nella comunità. Fu però eletta badessa con il consenso generale. Per la canonizzazione di sua madre Brigida Caterina tornò a Roma e fu ricevuta da Papa Urbano VI che aveva una profonda ammirazione per lei. Sul finire del 1378 si narra che Santa Caterina di Svezia incontrò a Roma la sua omonima Santa Caterina da Siena e le due parlarono insieme. Nel 1380 Caterina di Svezia decise di ritornare a Vadstena, sia perché riteneva di aver portato a termine la sua missione, sia perché erano già comparsi i primi segnali della sua malattia. Partì il 15 marzo 1380 dopo essersi congedata da tutti i suoi numerosi amici e protettori. Impiegò tre mesi per raggiungere la Svezia. Morì il 24 marzo 1381, il giorno precedente la festa dell’Annunciazione, all’età di 49 anni. Sisto IV, il 16 agosto 1482, stabilì in una bolla che Caterina fosse venerata nel nord Europa come beata. E’ invocata contro le gravidanze difficili e le inondazioni.

Data: 19/03/2014



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