Sabato, 27 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

PRESENTAZIONE DEL SIGNORE

IL COMMENTO DI DON CLAUDIO DOGLIO

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PRIMA LETTURA

Dal libro del profeta Malachìa

Così dice il Signore Dio: 
«Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. 
Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. 
Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. 
Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani».

 

SALMO

Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
 alzatevi, soglie antiche,
 ed entri il re della gloria.

Chi è questo re della gloria?
 Il Signore forte e valoroso,
 il Signore valoroso in battaglia.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
 alzatevi, soglie antiche,
 ed entri il re della gloria.

Chi è mai questo re della gloria?
 Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

 

 SECONDA LETTURA

Dalla lettera agli Ebrei

Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. 
Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.

 

 VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
 Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
 «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola, 
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
 luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
 C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

IL SANTO

La santa di questa settimana fu Regina di Francia e poi monaca e fondatrice di un Ordine religioso.Si tratta di Giovanna di Valois o Giovanna di Francia, che la Chiesa ricorda il 4 febbraio.

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Nacque a Nogent-le-Roi, il 23 aprile 1464 da re Luigi XI e da Carlotta di Savoia, sua seconda moglie.Carlotta era la figlia di Ludovico I, il primo principe di Piemonte.Giovanna era la sorella di Anna e del futuro Carlo VIII. A soli ventisei giorni di vita fu promessa sposa a suo cugino Luigi di Orléans, per motivi politici.
Fin da piccola ebbe dei problemi fisici e fu claudicante.Il padre la sottrasse anche alla guida della madre, che era una donna molto devota e la affidò al cugino Francesco di Beaujeu, signore del castello di Linières nel Berry.Giovanna vi trascorse quattordici anni nella preghiera. A sette anni, un giorno, mentre supplicava Maria di insegnarle la maniera di piacerle di più, sentì rispondersi: “Figlia mia, non piangere. Verrà il tempo in cui fuggirai da questo mondo di cui temi i pericoli, istituirai un ordine di religiose intento a cantare le lodi di Dio e a camminare sulle mie orme”. L’8 settembre 1476, dovette sposare Luigi d’Orleans nella cappella di Montrichard.
Il marito la trattò con indifferenza e disprezzo e Giovanna, tornò a fare la sua vita di preghiera e di nascondimento nel castello di Linières. In quegli anni, però, suo padre che nel frattempo si era ammalato, chiamò alla corte S. Francesco da Paola, che aveva fama di taumaturgo, per ottenere la salute corporale e la tranquillità di coscienza. Il santo poi rimase alla corte francese e Giovanna poté approfittare della sua presenza per consultarlo e farsi dirigere spiritualmente. Crebbe formandosi un carattere nobile, un cuore compassionevole per i miseri e un animo forte.Dopo la morte del padre, suo fratello Carlo VIII era diventato re sotto la tutela della sorella Anna de Beaujeu. Il duca d’Orléans si rifugiò a Nantes e con altri signori iniziò la “guerra folle” contro lo stato.Fu sconfitto e fatto prigioniero a St-Aubin-du-Cormier.
Dopo tre anni di carcere, Giovanna intervenne presso il fratello per farlo liberare. Quando diventò re di Francia col nome di Luigi XII, Giovanna non partecipò alla consacrazione avvenuta a Reims (27 maggio 1498), e pochi mesi dopo, ad agosto, il re fece aprire il processo canonico per chiedere ad Alessandro VI la nullità del matrimonio con lei.Il re giurò davanti a testimoni che era stato costretto a compiere quel passo e che non aveva mai coabitato con Giovanna, la quale era incapace di maternità. In principio la santa difese coraggiosamente la sua causa. Quando però, il 17 dicembre 1498, arrivò la dichiarazione di nullità del suo matrimonio esclamò: “Benedetto il Signore che ha permesso questa separazione per aiutarmi a servirlo meglio di quanto non abbia fatto finora”. Da quel momento non fu più regina ma duchessa di Berry e si ritirò nel castello di Bourges, che il re le aveva dato.
La duchessa fu ricevuta dagli abitanti della città come una benefica protettrice. Rivelò qualità di saggia amministratrice. La peste scoppiata tra il 1499 e il 1500 le permise di mostrare la sua carità. Con l’aiuto del suo confessore, il francescano padre Gabriele Maria (poi divenuto beato), Giovanna intraprese la fondazione di un Ordine mariano dedicato all’Annunziata. P. Gilberto fu il primo superiore. In principio le giovani Annunziatine furono dieci.Giovanna assunse il titolo non di superiora, ma di ancella e, d’accordo con il suo confessore, scrisse le regole per indicare alle sue Figlie il modo di imitare la Vergine Maria in dieci principali virtù. A Roma incontrò difficoltà per l’approvazione, dell’Ordine, ma con l’aiuto del cardinale Giambattista Ferrier, amico di Alessandro VI, ottenne il riconoscimento il 15 febbraio 1501.
Con il permesso del re fece costruire a Bourges un monastero adiacente al suo palazzo. La fondatrice non ebbe il tempo di costruire altri monasteri perché le penitenze e i digiuni la fecero ammalare. All’inizio del 1505 tornò nel suo palazzo e ordinò che fosse murata la porta di accesso al monastero. Ricevette ogni giorno la comunione fino alla sera del 4 febbraio 1505 quando morì. Gli ugonotti, nel 1562, violato il suo sepolcro, ne dispersero le ceneri. Pio XII la canonizzò il 28 maggio 1950.

Data: 29/01/2014



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