L'omelia del Vescovo al funerale della madre
TRASCRIZIONE DELL’OMELIA PRONUNCIATA DAL VESCOVO MONS. VIOLA MARTEDÌ 29 MARZO DURANTE IL FUNERALE DELLA MADRE RENATA MELLO
Noi non finiremo mai di ringraziare il Signore, per il capitolo 20 del vangelo di Giovanni, nel quale ci viene descritta la genesi della fede pasquale della Chiesa.
Perché Pietro e gli altri quella mattina, non si svegliano con la fede nella pasqua in tasca anzi, anzi, devono fare molta fatica. Sono quasi impietosi, i racconti evangelici del mattino di pasqua, nel descrivere la distanza tra la luce del risorto e del buio fitto, pesto, dentro il quale loro erano precipitati, dopo quel venerdì che doveva sembrare tutto loro, tranne che santo. Ed è così che la Chiesa cresce dentro questa comprensione, fino a quella piena professione di fede, nel riconoscere Gesù Signore, vivo, tornato dai morti.
La Maddalena è al sepolcro, ed è li sconsolata, con le sue lacrime, e non le basta quella cornice angelica che descrive il luogo dove era stato deposto il corpo del suo Signore e non le basta nemmeno la voce di quegli angeli che gli chiedono: “a perché piangi, perché piangi?”
La mia piccola Aiscia, che è venuta da Assisi a consolarmi, ieri diceva: “Ma perché piangono è con Gesù”... solo che dovremmo avere cinque anni per capirlo subito, e non cinquanta. “Perché piangi?” dicono gli angeli, questo pianto che non permette alla Maddalena di vedere – perché le lacrime sono così, non ti fanno vedere bene.
E ancora il Signore, che torna a consolarci, lui, a consolarci, dopo la sua passione e si rivolge a lei. Si rivolge a lei: “Donna perché piangi?”, ancora questa domanda: “Signore ancora perché piangiamo?”
Siamo così, non riusciamo a vedere subito bene. Chi cerchi? Chi sta cercando la Maddalena?
Ma sta cercando forse un ricordo, bellissimo e, bellissimo, di lui, di come aveva potuto conoscerlo, ma ormai il Signore è altro rispetto a quel ricordo, pure in continuità con quella esperienza.
Chi cerchi? Lei ancora non comprende è difficile svegliarsi da questo sonno e, è difficile e il Signore è anche attento a non svegliarci di soprassalto, si sa può essere pericoloso. E ci accompagna lentamente, mostrando la sua gloria, a piccole dosi, perché possiamo reggerla.
Lei ancora non comprende pensa che sia il giardiniere, ma al Signore piace questa cosa sai, lui risorto, continuamente si cambia d’abito, e sai perché?
Ma perché lui è coerente con la logica dell’incarnazione, è sorprendente questa coerenza, lui che da risorto torna ad applicare la logica dell’incarnazione. Cioè ad assumere i nostri vestiti, visitandoci esattamente nella condizione in cui noi ci troviamo.
Gli piace questa cosa, per starci accanto, per poterci stare vicino. E si veste da pescatore per i suoi tornati su al lago a pescare pesci e non uomini, a rifare tutto da capo. E si veste da viandante per quei due di Emmaus, la Maddalena sta nel giardino si veste da giardiniere.
Ciò che lei può comprendere, perché possa poi comprendere altro. È questo essere chiamata per nome che ridesta la Maddalena, Maria, e sentendosi chiamare per nome lei lo riconosce, riconosce che è lui. Rabbunì che è il suo maestro, e compie quel gesto tipico, che anche le donne fecero, le altre alle apparizioni di voler baciare i suoi piedi quasi a trattenerlo.
Qui Gesù dice una parola alla Maddalena, non è tanto la preoccupazione di non essere toccato, quasi che potesse essere contaminata la sua gloria, non è una preoccupazione sua questa. Nell’incarnazione e nella passione quanto ha voluto contaminare la sua gloria con la nostra morte. Si è impastato di morte per poterla sconfiggere.
Questo non mi trattenere, è perché ormai lui è in quel movimento di ascesa che Giovanni ci ha descritto fin dal momento della crocifissione. Dove quell’essere innalzato, sulla croce, movimento regale del re che sale sul trono, quell’essere innalzato sulla croce sono i primi metri dell’ascensione, di questo movimento di ritorno al Padre, a missione compiuta, del Figlio risorto per sedere eternamente alla sua destra.
Per andare, mamma stai tranquilla, a prepararci un posto, per tutti noi.
Già hai visto che avevi un posto riservato mamma.
Questo movimento di ascensione del risorto non lo puoi fermare, perché noi ne abbiamo bisogno, perché apre la strada, apre il varco di uscita dalla morte, di cui noi abbiamo bisogno per vivere. (...) A dire che c’è un percorso di conoscenza di lui che noi comprendiamo, solo se ci lasciamo trascinare nella scia dell’ascensione del risorto che torna a casa.
Perché qui non è casa, non illudiamoci. Questi quattro giorni pur bellissimi (...) questi quattro giorni però non sono casa, sono solo l’inizio, la prefazione.
Più noi li viviamo con lui e più già pregustiamo l’eternità, che inizia adesso, non è qualcosa che ci viene dato, questi quattro giorni sono l’inizio dell’eternità. Poter sperimentare la sua presenza, poter diventare, come la Maddalena capaci di annunciare il Risorto. (...) Sarebbe la sconfitta più grande se Gesù diventasse per noi un ricordo, poi nemmeno nostro, di altri.
Ormai lui è vivo eternamente vivo e presente. E sempre al futuro, tu senti come i ricordi sono sempre lì a riempire il vaso della vita e sono sempre li adesso poi, al momento della morte, mamma lo sai, quasi a tracimare, a tracimare.
Ma ricordi belli, anche le fatiche, mia mamma mica era perfetta, ma era bellissima però. Io ringrazio quanti in questi giorni mi hanno testimoniato, tanto di questa bellezza. Il rischio è sempre quello di essere imprigionai dal passato. La nostra fede è sempre una fede al futuro, radicata nel presente profondamente che se fa memoria del passato lo fa per ringraziare per ringraziare Dio, per come lui entra dentro la nostra vita, per ciò che lui fa dentro la nostra vita.
E che sarebbe se per me e Corrado, per Marco, Elisa, Angela e tutta la famiglia, che accadrebbe se diventasse semplicemente un ricordo, che si consuma, che si ingiallisce?
Noi siamo capaci di perdere la fisionomia delle persone amate, nel tempo. Ma può accadere questo?
Ma può accadere che il mistero della vita e dell’amore, dell’amore, tu pensa quanto amore dentro la vita di una madre, di una sposa, hai visto che papà sta bene anche lui mamma, e la zia.
Può accadere che questa misura di amore può essere sconfitta dalla morte?
L’amore è più forte della morte, molto più stabile, per cui noi stiamo qui a celebrare la vita, non la morte, la vita in lui che è la vita, del Signore risorto e tutti noi siamo immersi dentro questa vita.
Che si apre a noi, non così con il ricordo nostalgico del passato, anche se Signore tu permetterai che qualche tracimazione dei ricordi, ci porti per un attimo quelle lacrime di vedere subito, perché non abbiamo più cinque anni, Signore.
Questo lo permetterai, ma è tutto proteso verso il futuro, si apre uno spazio infinito di conoscenza del Signore, ma cambierà qualcosa della mia relazione con Dio adesso che c’è la mamma e il papà e la zia insieme?
Ma certo, sempre qualcosa di noi già in Dio, ma tu pensa, quanti di noi, ma poi tutti noi, perché questa esperienza che io e Corrado facciamo in questi giorni molti di voi, tutti noi, faremo nella vita.
Ma tu pensi avere qualcosa di così tuo in Dio? Si accorciano le distanze molto. Nella certezza che un giorno noi tutti risorgeremo con il nostro corpo perché noi crediamo la resurrezione della carne.
Perché sarebbe insostenibile altrimenti separarsi dal corpo che ti ha generato. Capisci che non reggeremmo? È così.
E allora Signore mio benedetto e amato, davvero tanta gratitudine per il dono infinito che ci hai fatto, attraverso nostra madre, e come lei ci è stata accanto. Lei era più preoccupata che contenta della mia nomina a vescovo, forse aveva ragione, ma quando era venuta qui, c’era anche il dispiacere di lasciare Assisi. (...)
Che cosa voleva fare una mamma, la mamma voleva aiutare che cosa voleva fare una mamma? Prendersi cura e io pensavo questi giorni che il Signore ha ascoltato la sua preghiera, ma come sempre fa lui, noi poi ci arriviamo dopo a capire che lui ci ha ascoltato quanta preghiera lui ci ha ascoltato. Ringrazio quanti hanno pregato per mamma in questi giorni.
Noi ci arriviamo dopo a capire che il Signore ascolta e quale aiuto più grande poteva darmi, e dare a tutti noi, alla nostra famiglia, se non questo aver vissuto il triduo pasquale, senza il quale la mia vita non ha senso in questo modo così, passo a passo, fino alla mattina di domenica di Pasqua, quando subito dopo che gli ho letto il vangelo di Pasqua, prima di scendere a celebrare qui nella nostra cattedrale, lei ha dato l’ultimo respiro e le campane della cattedrale hanno suonato a festa per la pasqua di Gesù. che io vedevo nella mamma.
Ma quale aiuto più grande?
Quale offerta più grande?
Signore grazie, grazie di tutto, grazie per il dono della mamma, grazie per questa parola, grazie per la tua presenza risorto in mezzo a noi, che continui a parlarci e a donarti in cibo per noi.
Fa Signore che possiamo riconoscerti, non permettere che le nostre lacrime non ci permettano di vedere bene che tu sei presente, sei vivo, sei in mezzo a noi. Fa che possiamo nutrirci di te come tra poco accadrà, un boccone di vita eterna il corpo di Gesù offerto per noi.
Perché noi, mangiando di lui, possiamo diventare Lui e testimoniarlo nel mondo, perché tutto il mondo Signore Gesù, possa sapere che tu, benedetto e amato sei vivo, vivo, vivo.
Data: 31/03/2016