Il MEIC VERSO L'ASSEMBLEA NAZIONALE
Dopo l’impegnativo convegno interregionale di Rivalta Scrivia e la “pausa” del mese di maggio, già di per sé molto denso di appuntamenti religiosi (Mese Mariano, S. Croce, S. Luigi Orione, S. Rita, Maria Ausiliatrice), martedì 17 giugno scorso, in Seminario, si è tenuto, alla presenza del Vescovo Monsignor Martino Canessa, l’incontro conclusivo del cammino del MEIC di Tortona per l’anno sociale 2013/2014.
Nel corso della serata si è tenuta l’assemblea per il rinnovo delle cariche e la nomina dei delegati alla XII Assemblea Nazionale, prevista dal 17 al 19 ottobre a Roma, con conclusione in Piazza S. Pietro, per la beatificazione del Papa Paolo VI. Luisa Iotti è stata eletta presidente del Gruppo per il prossimo triennio, Emanuela Carniglia vicepresidente e Cesare Raviolo tesoriere mentre quali delegati all’Assemblea Nazionale sono stati individuati Emanuela Carniglia e Mauro Sala.
L’incontro è stato, oltre ad un appuntamento per adempimenti squisitamente tecnici, soprattutto l’occasione per riflettere su come tradurre concretamente nel quotidiano personale e comunitario il tema “Chiesa povera, Chiesa per i poveri”, trattato a livello biblico e teologico nel convegno interregionale tenutosi lo scorso mese di maggio all’Abbazia di Rivalta Scrivia e che sarà fra le tesi assembleari del prossimo ottobre.
Dopo la preghiera e l’adorazione eucaristica guidata dall’Assistente diocesano, Mons. Francesco Giorgi, il Vescovo ha proposto una riflessione partendo dall’interrogativo “Quale stile di vita e di servizio per una comunità credente credibile?”. Mons. Canessa ha preso le mosse dal Vangelo e dalla vita di Gesù nella Palestina occupata dai Romani. Il primo dato cui prestare attenzione è certamente il fatto che Gesù apparteneva alla classe di mezzo, non ai ricchi, ma neppure ai poveri; tale sua condizione sociale è da porre in relazione al suo volere essere pienamente uomo, scegliendo uno stile di vita sobrio, accettando e condividendo situazioni di disagio come l’esilio, il nascondimento, il rifiuto, l’ingiustizia, ma stigmatizzando la condizione sub-umana di chi, per povertà, si trova oppresso dal bisogno, privato della libertà di scelta ed esposto al rischio di devianza.
Un’attualizzazione di questa situazione è venuta da Eugenio Presciutti, presidente della Casa di Accoglienza, che ha offerto la propria testimonianza di volontario al servizio della carità nella Chiesa e nella città di Tortona.
Ne è seguito un dialogo familiare e franco, sul tema in evidenza, declinato nella realtà locale.
Chi sono oggi i poveri a Tortona? La Chiesa di Tortona è povera? Che cosa fa e può fare la Chiesa di Tortona per i poveri? La Chiesa siamo anche noi stessi, come singoli e come associazione. Che cosa significa per noi dare testimonianza di povertà? Che cosa possiamo (dobbiamo) fare noi per i poveri, nella Chiesa e nella città?
Anche il Vescovo, con la semplicità e la schiettezza che gli sono proprie, ha risposto agli interrogativi, evidenziando una forma di povertà di cui soffre la Chiesa diocesana: la carenza di sacerdoti, cui affidare la cura delle 314 parrocchie della Diocesi.
A questo proposito, ha auspicato l’intensificarsi del cammino sinodale nella Chiesa, che porti il laicato ad assumere maggiori responsabilità, anche in relazione al culto e alla liturgia, oltre che nella gestione di tutti gli aspetti amministrativi, economici ed organizzativi per i quali sono, spesso, più competenti i laici dei sacerdoti stessi.
Il confronto di idee è proseguito durante la cena e nella seconda serata; si è parlato ancora di povertà di ascolto, di amicizia, di informazioni, cosi come di sazietà, di indifferenza, di superficialità, di pregiudizio, di corruzione e poi di sobrietà, condivisione,“intelligenza della carità”, solidarietà.
Sulla scorta della parola del Vescovo e grazie al dialogo fra i presenti, è stato possibile tracciare una sorta di vademecum per l’impegno personale e di Gruppo, sintetizzabile in pochi, ma significativi punti: accettare i propri limiti; accettare l’instabilità, anche economica, e fidarsi della Provvidenza; non disprezzare l’anonimato; manifestare interesse rispettoso della persona verso chi è in difficoltà; lavorare per consolidare la “rete” della solidarietà.
Si è trattato di una circostanza fruttuosa per la crescita spirituale ed amicale del Gruppo, ma anche per il suo “essere nella Chiesa diocesana”, per “operare in solidarietà e corresponsabilità con tutta la comunità ecclesiale, nelle sue varie articolazioni, e in fedeltà e dialogo con il Vescovo, per la realizzazione di una pastorale attenta ai segni dei tempi” (Statuto del Meic).
La conclusione dell’incontro è stata sancita dalla preghiera del “Padre Nostro” e dalla benedizione. Il periodo estivo servirà a consolidare i propositi, in vista della ripresa autunnale dell’impegno.
e.c.
Data: 25/06/2014