III DOMENICA D'AVVENTO
PRIMA LETTURA
Dal libro del profeta Isaìa
Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saron.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto.
Ci sarà un sentiero e una strada
e la chiameranno via santa.
Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.
SALMO RESPONSORIALE
Vieni, Signore, a salvarci.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.
SECONDA LETTURA
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore.
VANGELO
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
IL COMMENTO
Talora si pensa ai santi come a super-eroi, sicuri di sé, perfetti e infallibili come una freccia che va dritta al bersaglio; uomini e donne speciali, quasi di un'altra razza rispetto ai comuni mortali. Ma non è così; anch'essi hanno affrontato le difficoltà della vita, con le fragilità che tutti sperimentiamo; anche la fede che li ha resi santi è stata spesso una dura conquista, tra dubbi e insicurezze. E' stato il caso, come narra il brano del Vangelo di Matteo che ci propone la liturgia di questa terza domenica di Avvento, persino di quell'uomo davvero speciale che fu il Precursore.
Gesù pronuncia su di lui un elogio straordinario ("In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista"), eppure proprio su Gesù poco prima Giovanni ha manifestato le sue perplessità: "Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?". Dietro questa domanda si cela una lunga storia.
Da almeno otto secoli erano sorti profeti in Israele, a preannunciare la venuta di un Messia; dopo i disastri toccati alla nazione (distruzione di Gerusalemme, deportazione in Babilonia, rientro ma soggezione a potenze straniere) il desiderio di riscatto aveva conferito al Messia i contorni di un capo politico-militare, capace di riconquistare ad Israele l'indipendenza e la gloria. Per la verità più di un profeta aveva parlato di lui in ben altro modo, presentandolo come un umile agnello disposto a sacrificarsi per il bene di tutti, e anche Giovanni quando assolse al suo compito segnando a dito il Messia ormai giunto, lo designò come l'Agnello di Dio. Par di capire tuttavia che anche lui si aspettava da parte di Gesù un comportamento diverso da quello di cui (in carcere, dove Erode l'aveva rinchiuso) sentiva parlare; Di qui la domanda: "Sei tu colui che deve venire?"
Gesù risponde invitando a costatare quel che accade: "I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo". Sono proprio i segni che, come riporta la prima lettura, già il profeta Isaia aveva individuato come caratterizzanti la venuta del Messia. Niente atti di forza, niente eserciti né trionfalismi; il Messia aveva ben altre mire: non riassestare le mutevoli fortune terrene, non beneficiare un solo popolo, ma offrire a tutti gli uomini, presenti e venturi, la possibilità di realizzarsi in questa vita e nella prossima.
Gesù non è il demagogo che mira al consenso di folle anonime; egli si cura dei singoli uomini, nella loro concreta e specifica situazione, per offrire loro la possibilità di elevarsi sino a lui. Le guarigioni da lui stesso elencate sono solo il segno esteriore degli altri "miracoli", ben più importanti, che egli continua a compiere. Ha scritto il cardinale Ravasi: "col suo ingresso nel mondo certamente molti malati sono stati guariti dai suoi miracoli ma soprattutto molti ciechi nello spirito, molti storpi nell'inerzia, molti lebbrosi nell'isolamento, molti sordi chiusi in se stessi, molti morti alla speranza sono stati liberati e salvati".
Oggi Giovanni è una grande lezione per noi. Egli è un uomo che ha camminato nella fede, si è lasciato condurre da Gesù, ha accolto la difficile lezione della carità e ha detto “sì”. Chiediamoci se la nostra fede è davvero in cammino, se è una vera accoglienza di Dio, se seguiamo il Signore che ci rivela la Sua strada.
Chi si aspettava un Messia, e oggi la sua Chiesa, come una potenza che interviene nel mondo a sbaragliare i nemici e piantare il proprio vessillo di vittoria, dovrà ricredersi. I cristiani non sono, neppure i santi, dei super-eroi: possono subentrare dubbi e insicurezze, come è accaduto persino al "più grande tra i nati da donna", ma come lui, mantenutosi fedele sino alla fine, l'importante è accogliere il progetto di Dio, che opera senza clamore.
Il Natale imminente ricorda ai cristiani che sono seguaci di Uno nato in una stalla, per poi morire inchiodato a una croce.
IL SANTO
Il 17 dicembre è la festa di San Giuseppe Manyanet Y Vivès, sacerdote spagnolo conosciuto come l’apostolo della Sacra Famiglia di Nazaret e il profeta della famiglia e canonizzato in piazza San Pietro il 16 maggio 2004.
Giuseppe Manyanet nacque a Tremp, nella diocesi di Lèrida in Catalogna, primo di nove fratelli.
Fu battezzato lo stesso giorno della nascita e, all’età di 5 anni, fu offerto dalla madre alla Madonna di Valldeflors, patrona della sua città.
Per portare a termine gli studi nel Seminario di Barbastro e, poi, quelli di filosofia e teologia nei seminari diocesani di Lleida e Seo de Urgell, iniziò a lavorare in giovane età.
Fu ordinato sacerdote il 9 aprile 1859. Dopo dodici anni d’intenso lavoro al seguito del vescovo José Caixal e al servizio della curia diocesana, si sentì chiamato da Dio alla speciale consacrazione religiosa e a fondare due congregazioni con la missione d’imitare e propagare il culto della Famiglia di Nazareth e di procurare la formazione cristiana delle famiglie. Contando sull’approvazione del Vescovo, nel 1864, fondò i Figli della Sacra Famiglia Gesù, Maria e Giuseppe e, nel 1874, le Missionarie Figlie della Sacra Famiglia di Nazaret, con la missione di imitare, onorare e propagare il culto della Sacra Famiglia di Nazaret e sostenere la formazione cristiana delle famiglie, principalmente mediante l’educazione e l’istruzione cattolica dei fanciulli e dei giovani e il ministero sacerdotale. Divenne noto come confessore, direttore spirituale e catechista.
Prendendo la Sacra Famiglia come esempio, pubblicò molte opere di teologia pastorale, che affrontavano la questione dei valori famigliari e, nel 1899, due anni prima della sua morte, fondò il giornale “La Sagrada Familia”. Era convinto che l’educazione e l’istruzione saldamente cattolica fossero “il mezzo più semplice, valido, pratico per riformare la famiglia e la società”.
Ebbe anche l’ispirazione di proporre la costruzione, a Barcellona, di un tempio espiatorio in onore della Sacra Famiglia, che fosse la casa spirituale di tutte le famiglie.
Dalla sua intuizione nacque l’idea di costruire il tempio della Sagrada Familia, opera del Servo di Dio Antonio Gaudí, mirato a perpetuare visivamente le virtù e della Famiglia di Nazaret. I lavori iniziarono nel 1883 e non sono ancora compiuti.
Il santo soffrì di una malattia cronica, che gli procurò alcune piaghe nel costato rimaste aperte per ben sedici anni e che chiamava “le misericordie del Signore”.
Guidò e diede impulso, in quasi quarant’anni, alla formazione e all’espansione dei due istituti, aprendo collegi, scuole professionali, seminari e altri centri di apostolato in varie località della Spagna. Oggi, i due istituti sono presenti, con l’esercizio della loro missione, in vari paesi dell’Europa, delle due Americhe e in Africa. Il santo scrisse molte lettere e alcuni libri per la formazione dei religiosi e religiose, delle famiglie e dei fanciulli e anche per la direzione dei collegi e delle scuole. Tra i libri, emerge “La Escuela de Nazaret y Casa de la Sagrada famiglia” (1895). È la sua biografia spirituale nella quale la sua anima, personificata nel personaggio che egli chiama Desideria, immagina di dialogare con Gesù, Maria e Giuseppe con alcuni colloqui, mediante i quali traccia tutto un processo di perfezione cristiana e religiosa.
Scrisse anche una guida per gli sposi e le famiglie, per ricordare la dignità del matrimonio come vocazione e l'importanza dell’educazione cristiana dei figli. Per la formazione dei religiosi, scrisse un libro di meditazioni, che descrivono l’identità della vocazione e della missione, nella Chiesa e nella società, delle religiose e dei religiosi, Figlie e Figli della Sacra Famiglia.
Possedeva una gran dolcezza di spirito e fu molto amato. Le sue ultime parole furono quelle che tante volte aveva ripetuto in vita: “Gesù, Giuseppe, Maria a voi affido l’anima mia”. Morì a Barcellona il 17 dicembre 1901 nel Collegio “Gesù, Maria e Giuseppe”, dove si trovano le sue spoglie mortali. Fu beatificato il 25 novembre 1984.
APPROFONDIMENTO
Data: 09/12/2013