Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

VI DOMENICA DI PASQUA

VI DOMENICA DI PASQUA

LA PAROLA DEL VESCOVO

 Commento del Vangelo  in collaborazione con la Radio della Diocesi di Tortona. Clicca qui per ascoltare.

PRIMA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati».
Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.
Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».

SALMO RESPONSORIALE

Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.

SECONDA LETTURA

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.
Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
In essa non vidi alcun tempio:
il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello
sono il suo tempio.
La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l’Agnello.

IL VANGELO DELLA DOMENICA

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

IL COMMENTO

La Liturgia di questa domenica offre alla nostra meditazione un brano del discorso d’addio di Gesù, riportato da Giovanni nel cap. 14. E’ un brano straordinario per la ricchezza di contenuto e per il calore umano che si sente: è il cuore umano di Gesù che fa percepire tutto il suo affetto per i discepoli che fra poco dovrà lasciare; al tempo stesso comunica loro ( e a noi!) le cose più importanti, invitandoli a non scoraggiarsi, ma ad aver fiducia in Lui.

 1. Gesù svela il volto di Dio! In queste poche righe si parla del Padre e dello Spirito Santo. Il nostro Dio è comunione di Persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Tutte le volte che recitiamo il Credo affidiamo il nostro cuore a loro, tuffiamo la nostra vita in questa corrente d’amore e di gioia che è la Trinità. Tutte le volte che facciamo il segno della Croce segniamo il nostro corpo offrendo al Padre i nostri pensieri, progetti, la nostra intelligenza; al Figlio doniamo il nostro cuore con i suoi  affetti, slanci, desideri, chiedendogli pure che lo purifichi dall’odio, dalla gelosia, dall’impurità; allo Spirito Santo consegniamo la nostra fatica, il nostro lavoro, gli impegni della giornata, il coraggio della testimonianza....

Il nostro Dio è vita piena, felicità, gioia e ha un solo desiderio: donarsi per far felici tutti gli uomini e le donne del mondo! Questo è il senso e lo scopo primo della venuta di Gesù fra noi! Lui, che ha vissuto una vita bella e buona, vuole che anche noi la viviamo così, forti della sua presenza e del suo aiuto. E il segreto della gioia è tutta qui: fare come ha fatto Gesù cioè amando fino al punto di donare tutto se stesso: solo l’amore può riempire una vita e donare allo scorrere del tempo un senso e un motivo di festa.

2. “Se uno mi ama…”.

Mettiamo mano alla pala e al piccone perché oggi la Parola ci invita a scavarci dentro, a fare un angolo di verità sulla nostra vita di discepoli del Risorto.

Gesù, come sempre, è molto chiaro: non basta dirsi cristiani, non basta fare delle pratiche religiose, ritagliarsi qualche minuto di preghiera al giorno o farci mettere una buona parola dalla zia suora. Gesù ci chiede di essere amato. Lui ci prende sul serio, vuole discepoli innamorati, liberi, maturi! Gesù vuole essere amato, niente di meno. E' su questo che si misura la statura umana e spirituale del discepolo. Ok, tutto bello. Ma come faccio a sapere se davvero lo amo o se "me la suono e me la canto"? Quale criterio può accompagnarmi per misurare la temperatura del mio amore per Lui?

E' Gesù stesso che ce lo dice: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola".

Lo so, potrebbe sembrare un ricatto o un vincolo limitante. Della serie: "Se mi ami devi fare come dico io… Se mi vuoi bene devi fare così e così… Se è vero che mi ami dimostramelo…". Ma la parola che Gesù chiede di osservare è Parola di bellezza sconfinata, non di chiusura e limitazione.

Le Parole di Gesù sono ali e non zavorre.

La Parola di Gesù è libertà e non prigionia.

La Parola di Gesù è pienezza e non limitazione.

La Parola di Gesù è un trampolino e non un muro.

La Parola di Gesù è una bussola per orientarsi nella vita, per scegliere la felicità, per non lasciarsi ingannare dalle promesse false del mondo.

Lui conosce come nessun altro il nostro cuore, sa che abbiamo bisogno di Parole che non ci marciscano addosso, che ci nutrano, che illuminino i passi più bui della nostra vita e che facciano risuonare a lungo le ore più belle della nostra storia.

La Parola di Gesù è un invito, sta a me raccoglierlo.

Il Maestro non si è mai imposto, anzi, ha aperto possibilità, ha offerto un senso, ha dischiuso un cammino, ha acceso una luce, ha indicato una possibile direzione.

Lo Spirito Santo, dono del Signore Risorto, ci ricorda tutto questo.

Me lo diceva qualche giorno fa una mamma: a volte la vita annebbia, si è frullati dalle scadenze e dagli impegni e il rischio è quello di perdere di vista ciò che davvero conta. Lo Spirito promesso da Gesù ci riporta al centro, ci aiuta a ristabilire le priorità fondamentali della vita.

Coraggio, cari amici! Apriamo a Lui il cuore, abbandoniamoci nelle Sue mani e non saremo delusi.

Mai.

Marco Daniele

IL SANTO DELLA SETTIMANA

Fonte: "IL POPOLO"

Oggi, 2 maggio la Chiesa fa memoria di San José Maria Rubio Peralta, “l’Apostolo di Madrid”, canonizzato dieci anni fa proprio nella capitale spagnola, il 4 maggio 2003, da Giovanni Paolo II, insieme ad altri quattro santi spagnoli.
Nacque nel villaggio di Dalias, in Andalusia, il 22 luglio 1864, primogenito di 13 figli,in una famiglia di agricoltori benestanti. Fu battezzato con i nomi di Giuseppe Maria, Eugenio, Francesco, Serafino e Trinità e fu educato alla fede cristiana nell’ambiente familiare.
Al termine degli studi elementari compiuti nella scuola comunale, un suo zio, canonico di Almeria, nel 1875 lo prese in casa con sé e gli fece iniziare gli studi secondari.
Nel 1876 sentì il desiderio di farsi sacerdote ed entrò nel seminario di Almeria, poi, nel 1879 in quello di Granada, ottenendo sempre voti brillanti.
Fu un modello di disciplina e di applicazione nello studio e si fece sempre amare per la mitezza e l’umiltà.
Mentre era seminario si ammalò e uno dei suoi professori di teologia, il canonico della cattedrale, Gioacchino Torres Asensio, che lo prediligeva, lo ospitò nella propria casa e cominciò a essere il suo tutore.
Quando si trasferì per altre incombenze a Madrid, nel 1885, lo condusse con sé e lo iscrisse al seminario della capitale, dove il 24 settembre 1887 fu ordinato sacerdote e mandato come coadiutore a Chinchón.
Nel 1889 fu nominato economo di Estremera, nel 1890 professore in seminario di matematica e latino, nel 1893 cappellano delle Suore Bernardino del SS. Sacramento, nel 1902 confessore ordinario delle Suore Riparatrici e nel 1904 esaminatore sinodale e notaio di curia.
Nei paesi in cui fu parroco lasciò di sé un ottimo ricordo per la carità esercitata verso gli indigenti. Si dedicò alle confessioni, alla catechesi e alla predicazione delle missioni nei sobborghi della città. Nel 1904 andò in pellegrinaggio in Terra Santa con 50 sacerdoti e 500 fedeli e al ritorno, di passaggio a Roma, fu ricevuto con gli altri in udienza da S. Pio X.
Pur essendo sacerdote, San Josè coltivava nel cuore il sogno di farsi religioso, e di entrare nella Compagnia di Gesù, ma per poterlo fare dovette attendere fino al 1906, anno in cui il suo generoso benefattore morì.
L’11 ottobre 1906 entrò nel noviziato dei gesuiti di Granada, diretto dal P. Giuseppe Valera che fu poi la sua guida spirituale.
I Gesuiti lo accettarono come “coadiutore spirituale”. Dopo la professione religiosa il P. Rubio rimase ancora a Granada, dove si dedicò al ministero della predicazione e degli esercizi spirituali. Nell’estate del 1909 fu trasferito a Siviglia, dove si dedicò a confessare, visitare i malati, i carcerati e a predicare ritiri ed esercizi spirituali a comunità religiose.
Nel 1910 fu mandato a Manresa (Barcellona) e vicino al luogo in cui S. Ignazio di Loyola si sentì ispirato a comporre Gli Esercizi Spirituali rinnovò il fermo proposito di agire sempre e dovunque per la maggior gloria di Dio.
Nel 1911 fu destinato a Madrid dove rimase fino alla morte e dove svolse con successo una prodigiosa attività, nonostante la sua delicata salute.
Nel 1914 fu eletto Direttore dell’Associazione detta delle “Marie dei Tabernacoli”, da lui fondata, nel 1919 fu nominato presidente della Confraternita “L’Ora Santa” e nel 1926 direttore dell’Apostolato della Preghiera.
Trascorse gli ultimi 18 anni di vita immerso nel ministero della predicazione e della direzione spirituale, della catechesi e del soccorso spirituale e materiale ai poveri.
Dopo la celebrazione della Messa alla quale, i fedeli, attratti dalla sua profonda devozione, accorrevano numerosi, il santo stava nel confessionale assediato da penitenti.
La residenza dei Gesuiti era sempre piena di gente che lo cercavano e lui riceveva tutti e rimandava ognuno a casa con una parola di conforto.
A Madrid diffuse la devozione al S. Cuore di Gesù tanto che fu chiamato “apostolo”.
Per diffonderne il culto si servì soprattutto dei “Los Caballeros y las Señoras de la Guardia de Honor” ovvero dell’Associazione della Guardia d’Onore e della consacrazione delle famiglie al S. Cuore di Gesù.
Il primo frutto ricavato dalla formazione degli Associati alla Guardia d’Onore, che raggiunsero presto il numero di 5.000, fu la solenne celebrazione della novena e della festa del S. Cuore di Gesù nella chiesa dei Padri Gesuiti. In quell’occasione in un solo giorno furono distribuite 4000 comunioni.
Come direttore della Guardia d’Onore pubblicò un Bollettino per una maggiore diffusione della devozione al S. Cuore nelle famiglie.
Poiché faceva concorrenza ad altre riviste, i superiori gli imposero di sospenderlo.
Dopo essere stato colpito da un’angina pectoris, il 29 aprile 1929 si ritirò nella casa del noviziato di Aranjuez. Morì la sera del 2 maggio dopo che ebbe ricevuto in coma la santa unzione.
Le reliquie sono venerate a Madrid nella casa professa dei Gesuiti.

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Data: 01/05/2013



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