Giovedì, 18 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

V DOMENICA DI PASQUA

V DOMENICA DI PASQUA

PRIMA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni».
Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.
Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.

SALMO RESPONSORIALE

Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.

SECONDA LETTURA

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più.
E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

IL VANGELO DELLA DOMENICA

Dal Vangelo secondo Giovanni
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

IL COMMENTO

La liturgia di questo tempo pasquale non si stanca di ripeterci questo ritornello: “Se siete risorti con Cristo, vivete da risorti!” Che significa questo? La Pasqua ha rimesso di fronte ai nostri occhi il cuore della nostra fede: l’amore di Dio si è manifestato nel dono della vita (morte e risurrezione) di Gesù, suo Figlio. Credi tu a questo? Se la risposta è affermativa, allora occorre impostare la vita su questa realtà, occorre che Gesù, modello dell’uomo riuscito secondo Dio, diventi norma della nostra vita. Concretamente: Cristo deve prendere i nostri affetti e le nostre azioni e dare ad essi un orientamento e un’intensità particolare:

Orientamento: nel senso del dono della vita, della condivisione, della lotta all’egoismo, della diffusione della Buona Notizia che è Gesù, del lavorare per la diffusione del suo Regno.

Intensità: fino al dono della vita, con impegno serio, generoso, senza dare con il contagocce, come Gesù che per noi si è dissanguato e ha potuto dire: “Non c’è amore più grande del dare la vita per i propri amici!”.

 1. E’ quello che ci presenta la prima lettura, raccontandoci il lavoro straordinario di due giganti della prima ora: Paolo e Barnaba. Se avete una cartina della Turchia di quei tempi vi potete rendere conto della fatica affrontata nel percorrere tutti quei chilometri a piedi o in nave, con pericoli di ogni genere... Ecco due che, risorti con Cristo, vivono da risorti! Entrambi, instancabili missionari, predicano la Parola, incoraggiano i fedeli a restare saldi nella fede, nonostante le tribolazioni. Visitano le prime comunità cristiane, costituendo in ognuna di loro “alcuni anziani” (il testo greco parla di presbiteri, di capi comunità), pregano, digiunano, animati da questa passione per il Regno di Dio.

Nasce spontanea una domanda riservata a ciascuno di noi: chi è risorto con Cristo, è un appassionato di Dio e del suo Regno, prega che “venga il suo Regno” e lavora, facendo tutto quello che può, perché questo si realizzi. Non vi sembra che la maggior parte dei cristiani invece non sia interessata a questo? Che ci sia poca passione? Che ci sia invece tanta delega (è compito delle suore, dei religiosi, dei preti, ci pensano loro!)?

E tu? Se sei risorto/a, qual è la tua passione e il tuo impegno per diffondere la bellezza e la gioia di Dio? Non si può amare (=vivere da risorti!) senza gesti concreti, appassionati, generosi a favore di ciò che si ama! La conclusione è semplice, ma anche un po’ triste: se manca la passione per il Regno di Dio, per la sua causa, ... non siamo “risorti”… la Pasqua è passata invano! E’ davvero così?

2. Nel brano di Vangelo, Gesù offre un test ai suoi discepoli per verificare se sono “risorti”, se hanno cioè compreso (a livello di cuore e di vita, di opere) il senso della sua Pasqua, che consiste nella consegna della Sua vita al Padre (“Padre, nelle tue mani consegno la mia vita”), una vita offerta per amore degli uomini, crocifissori compresi (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!”).

Il test si chiama “comandamento nuovo”: “Che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato”.

È chiamato ‘nuovo’ per la misura alta e impegnativa che propone (come ci ha amati Lui, fino al dono della vita!) e poi perché costituisce il distintivo dei discepoli: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli!”

Due espressioni semplici, dal significato inequivocabile.

Ma del comandamento nuovo di Gesù che ne abbiamo fatto?

Nelle nostre efficientissime comunità, nelle nostre riunioni (troppe!!!) e programmazioni, nelle scelte importanti, qual è la temperatura dell'amore fraterno?

Abbiamo bisogno di ritornare lì, di mettere l'amore - il Suo - al centro della nostra vita cristiana.

Se ci proviamo, probabilmente la nostra vita fiorirà (esploderà!) come la primavera di questi giorni!

Marco Daniele

IL SANTO DELLA SETTIMANA

Fonte: IL POPOLO

La Chiesa il 28 aprile ricorda san Luigi Maria Grignion da Montfort, un santo molto noto per la sua intensa devozione mariana. Nacque in Francia il 31 gennaio 1673 a Montfort-sur Meu, in Bretagna. Secondogenito di ben 18 figli di Giovanni Battista Grignion e Giovanna Robert.

 Trascorse l’infanzia a Iffendic, a pochi chilometri da Montfort.

 All’età di 12 anni entra nella scuola dei Gesuiti di S. Tommaso Becket a Rennes dove mostra una notevole maturità spirituale. A Rennes egli trascorse otto anni di vita, dagli 11 ai 19 di età. Durante questi anni, sentì la chiamata al sacerdozio e decise di proseguire gli studi di filosofia e teologia nel celebre seminario di San Sulpizio a Parigi, grazie all’aiuto di un benefattore. Sul finire del 1693, partì per Parigi, ma lungo la strada decise di donare i pochi soldi che aveva ai poveri, cambiò il vestito nuovo con quello di un mendicante e continuò il cammino a piedi, deciso di vivere alla maniera dei bisognosi e di non contare, per le proprie necessità, che sulla Provvidenza.

Arrivato a Parigi, si accorse di non poter entrare nella comunità chiamata Piccolo San Sulpizio, unita al seminario principale, ma nelle stesso tempo separata e destinata ad accogliere gli studenti poveri. Alloggiò allora in diverse comunità, più o meno confortevoli, a seconda della retta che si era in grado di pagare. Si ammalò, finì in ospedale e rischiò di morire. Superata la malattia, riuscì infine a entrare nel seminario vero e proprio, dove rimase cinque anni, fino all’ordinazione sacerdotale. Nel giugno 1700 è ordinato sacerdote e celebra la prima messa all’altare della Madonna nella Chiesa di San Sulpizio. Fu inviato ad esercitare il ministero nella Comunità di San Clemente a Nantes, ma scrisse di sentirsi frustrato perché non trovò sufficienti occasioni per predicare come voleva. Esaminò diverse alternative, persino quella di farsi eremita, ma vinse la convinzione d’essere chiamato a “predicare le missioni ai poveri” e a fondare, a tale scopo, “una piccola compagnia di sacerdoti”, sotto lo stendardo della Santa Vergine. Dopo alcuni mesi accettò il posto di cappellano di quello che chiamavano Ospedale Generale di Poitiers, ma che in realtà era una specie di ricovero dove venivano richiusi i più miserabili tra i poveri. Luigi Maria si mise al loro servizio, ma le sue riforme gli attirarono le persecuzioni delle autorità interne, e così, dovette andarsene e tornare a Parigi dove iniziò per lui un periodo nel quale fu respinto da amici e conoscenti. Visse in una piccola stanza poverissima nella via Pot de Fer, senza amici e senza un preciso ministero. In questo periodo compose “L’Amore dell’Eterna Sapienza”.

Con il consenso del vescovo, tornò a Poitiers come Direttore dell’Ospedale Generale, riprendendo la riforma dell’Istituto. Una giovane donna, Maria Luisa Trichet, che desiderava diventare religiosa e dedicarsi al servizio dei poveri, l’aiutò in questo compito, insieme a Caterina Brunet. Le due diventarono poi le prime Figlie della Sapienza.

Le sue riforme lo fecero allontanare per la seconda volta. Cominciò allora a predicare le missioni a Poitiers e dintorni, ma i suoi successi suscitarono numerose gelosie e all’inizio della Quaresima del 1706 gli giunse l’interdetto di predicare nella diocesi di Poitiers. Si mise in viaggio alla volta di Roma nelle vesti del pellegrino. Il papa Clemente XI lo rinviò in patria con il titolo di Missionario Apostolico. Per prima cosa si recò a Mont Saint-Michel per un ritiro spirituale, poi cercò in Bretagna il territorio dove impiegare le sue energie missionarie.

Per alcuni mesi predicò nelle diocesi di Saint-Malo e Saint-Brieuc, una anche nella sua città natale, Montfort-sur-Meu. La fama del missionario si propagò ovunque e la gente semplice cominciò a chiamarlo “il buon Padre di Montfort”. Per lasciare memorie tangibili delle sue missioni, decise di costruire a Pontchâteau, un calvario gigante, monumento all’amore di Dio, ma il vescovo ne proibì la benedizione e il re ne ordinò la demolizione. Il santo non si lasciò scoraggiare da questa prova e su invito dal vescovo di La Rochelle, lasciò Nantes nel 1711 e iniziò l’ultimo periodo della sua vita, predicando missioni nelle diocesi di La Rochelle e Luçon nella regione chiamata “Vandea Militare”.

I suoi ultimi cinque anni di vita furono molto intensi: predicò missioni e scrisse molti testi tra cui il Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine, il Segreto di Maria, le Regole della Compagnia di Maria e delle Figlie della Sapienza e numerosi Cantici

Le sue missioni ebbero una grande influenza, soprattutto in Vandea e questa fu una delle ragioni che permisero a questa regione di opporsi alle tendenze antireligiose e anticattoliche della Rivoluzione Francese.

Nell’aprile 1716, sfinito dal lavoro e dagli stenti, Luigi Maria, arrivò a Saint-Laurent-sur-Sèvre per iniziare la sua ultima missione. Morì il 28 aprile.
 Nel 1888 fu beatificato da Leone XIII, e nel 1947 canonizzato dal papa Pio XII. Le sue Congregazioni, la Compagnia di Maria, le Figlie della Sapienza e i Fratelli di San Gabriele (congregazione che si è sviluppata dal gruppo di Fratelli riuniti da San Luigi Maria), crebbero e si diffusero in Francia e nel mondo.

APPROFONDIMENTI

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Data: 24/04/2013



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