A sette anni dalla morte di Giovanni Paolo II
Benedetto XVI lo ha più volte citato, nel corso del grande
viaggio in Messico e a Cuba. Lunedì 2 aprile è stato l’anniversario
della morte di Giovanni Paolo II che, dopo la beatificazione,
è ormai consegnato alla storia. Nella sua santità
personale, prima di tutto. Ma certamente anche nella spinta,
nel dinamismo che lo ha contraddistinto e che continua ad
esercitarsi appunto su tutte le grandi frontiere della modernità.
Possiamo indicare su questa linea due temi d’ispirazione
e di rilancio.
Il primo è proprio questa spinta spirituale e, dunque, culturale,
per l’assioma della circolarità fide-cultura. Ce n’è tanto
più bisogno in questi anni di crisi. La risposta alla crisi, infatti,
non può essere restringere gli orizzonti, abbassare il profilo,
rassegnarsi o adattarsi al comodo dato acquisito, difendere
lo statu quo.
Il secondo tema, allora, non può che essere il protagonismo
dei giovani, quel modo autentico e non giovanilistico di rapportarsi
che continua ad affascinare e a suscitare entusiasmo
vero. “Siate sempre lieti nel Signore”: è l’esortazione di San
Paolo che il Papa ha indicato come tema ai giovani per la
Domenica delle Palme, celebrazione locale della Giornata
mondiale della gioventù, in vista dell’appuntamento in
Brasile del prossimo anno: “Andate e fate discepoli tutti i
popoli”. Giovanni Paolo II aveva capito che i giovani non si
possono interpellare se non sui grandi orizzonti, i grandi temi
e i grandi obiettivi. L’Italia, che ha un grande bisogno di
giovani protagonisti, sa che quello dei giovani è il tema cruciale:
e la modalità più efficace per suscitare queste energie,
senza fare retorica scontata, e dunque inutile, è proprio quello
di Giovanni Paolo II.
Data: 04/04/2012