Venerdì, 19 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

A un anno dall’ingresso di Mons. Guido Marini in Diocesi di Tortona, il Vicario generale celebra questo anniversario ringraziando il Signore per l’episcopato del Vescovo e invita la comunità alla preghiera

Insieme lungo il cammino di Mons. Mario Bonati*

Il 7 novembre di un anno fa, nel pomeriggio, eravamo in tanti in piazza Duomo a Tortona, davanti alla cattedrale. Attendevamo l’arrivo di Mons. Guido Marini che iniziava il suo ministero episcopale tra di noi, con noi e per noi.

È già trascorso un anno da quella data, dodici mesi in cui abbiamo intrapreso un cammino – sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi, laici, la grande famiglia diocesana – con il Vescovo Guido. Abbiamo iniziato a conoscerci, a volerci bene.

Siamo certi del grande bene che Mons. Guido ci vuole, lo abbiamo capito da subito e di giorno in giorno ne abbiamo avuto conferma: nella sua paternità, negli abbracci, negli sguardi, nell’ascolto attento che ha riservato a tutti, nelle parole – riflesso di quell’unica Parola che salva – che ci ha indirizzato.

A un anno di distanza sento il dovere, a nome di tutti, di ringraziare prima di ogni altri il Signore per il dono del sacerdozio e dell’episcopato di Mons. Marini e il Santo Padre che lo ha inviato a Tortona.

In questi mesi ha mosso i primi passi nella conoscenza della Diocesi, vasta, diversa da una zona all’altra, ma per questo così ricca. Ha preso coscienza dei problemi – o meglio delle sfide da affrontare e delle opportunità che questi tempi ci offrono – ma anche della fecondità dell’impegno di tanti uomini e donne che con fede grande continuano a operare per la costruzione del Regno di Dio nelle nostre terre.

Mi sembra utile riprendere alcuni “punti fermi” della predicazione del nostro Vescovo, da cui ben si comprendono le “linee programmatiche” del suo episcopato. Soprattutto ora, all’inizio di un nuovo anno pastorale.

Il programma del Vescovo Guido è Gesù Cristo. «Nulla è meglio di Cristo». Glielo abbiamo sentito dire pressoché in ogni occasione.

Sin dalla sua prima omelia, proprio il 7 novembre. «In Cristo Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo per noi, morto e risorto, siamo salvati una volta per sempre. Il peccato è vinto, la morte annientata, la nostra umanità è resa partecipe della vita stessa di Dio. In Gesù, che è la Via, la Verità e la Vita ci è stato detto tutto. In Lui è la “pienezza dei tempi”, in Lui il tempo si è compiuto. Nulla è oltre Cristo. Nulla ormai abbiamo da attendere, da cercare, da sperare, se non un nostro progressivo inserimento nel Suo mistero di amore, in virtù dell’opera instancabile, dolce e forte, dello Spirito Santo».

Parole chiare, pronunciate con quell’efficacia a cui ormai il Vescovo Guido ci ha abituati, concetti che ha richiamato anche nella sua prima Lettera pastorale che non a caso ha voluto intitolare Senza di me non potete fare nulla (Gv 15, 1, 5).

Saremo chiamati – tutti, consacrati e laici – a scelte operative per la vita della nostra Diocesi, ma se non metteremo al centro Lui, i nostri progetti, le nostre azioni, saranno costruiti sulla sabbia e destinati ad avere respiro corto e asfittico. Senza di Lui nulla è attuabile.

È un testo prezioso che all’inizio di un nuovo anno pastorale viene a rinvigorire il nostro cammino di Chiesa. Il Vescovo ci ricorda che «non siamo semplicemente araldi di un messaggio. No, sarebbe troppo poco. Siamo testimoni di un Vivente, il Crocifisso risorto, che è la ragione di tutte le cose, la vera nostalgia di ogni cuore umano, l’atteso in ogni tempo della storia, l’anelito mai domato che attraversa popoli e continenti».

È questione di fede. Lo scrive sempre nella sua Lettera laddove ci esorta a chiedere la grazia di una fede più grande, di una preghiera più fedele e continua, di una memoria sempre più viva circa la centralità di Gesù Cristo nella nostra vita» e quando anche in questa occasione insiste sulla centralità del Figlio di Dio: «“Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete” (Lc 10, 23). È il Signore stesso a ricordarci che il motivo di ogni nostra beatitudine e godimento è Lui, Figlio di Dio fatto uomo per noi, Rivelatore del Padre, nostro unico e vero Salvatore. Non dimentichiamolo mai!».

Il nostro lavoro nella vigna del Signore ha senso solo alla luce di tutto questo.

«Chiesa che vivi in Tortona, vivi nella gioia della tua piccolezza e della tua debolezza, resta serena come bambina che si abbandona fiduciosa nelle braccia del Padre, custodisci con cura il primato di Dio con la preghiera intensa e continua, con l’adorazione ininterrotta e fedele! Chiesa che vivi in Tortona, non smettere un solo istante di invocare: “Manda il tuo Spirito, sono creati, e rinnova la faccia della terra” (cf Salmo 104). Chiesa che vivi in Tortona, rimani perseverante nel Signore e nel Suo amore! Allora potrai andare per le vie del mondo donando il fascino irresistibile di Gesù, del Suo volto e del Suo Cuore, della Sua infinita carità!».

Così il Vescovo si rivolgeva il 7 novembre a noi, sua Chiesa.

«Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!». Sono le famose parole pronunciate da San Giovanni Paolo II in piazza San Pietro all’inizio del suo pontificato 44 anni fa. Le ha ricordate il Vescovo Guido nell’omelia della Messa che ha celebrato sabato 22 ottobre, memoria liturgica del Papa santo, presso il santuario di Rosano.

Le facciamo nostre e diventino la preghiera di tutta la comunità diocesana al Signore, per intercessione della Vergine Maria e dei nostri Santi, per il Vescovo Guido, per la Diocesi e per la Chiesa tutta.

*Vicario generale

Data: 04/11/2022



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