Giovedì, 28 Marzo 2024
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Mons. Guido Marini
Vescovo

Fra’ Ivan Sevà: gli Eremiti di san Luigi Orione

Fra’ Ivan Sevà: gli Eremiti di san Luigi Orione

«Nella condivisione camminiamo verso Dio» 

Quando sono nati gli Eremiti e come si collocano all’interno delle esperienze di vita contemplativa?

«Il nostro fondatore, san Luigi Orione, era un sacerdote con il cuore senza confini e nella sua Piccola Opera ha pensato a ogni tipo di vocazione. Fin dalle origini ha sognato una famiglia contemplativa che fosse diversa dalle altre esistenti.
Noi, infatti, siamo a tutti gli effetti Figli della Divina Provvidenza ma con una nostra specificità e ci affianchiamo ai sacerdoti. Un’importante figura di riferimento è Frate Ave Maria, di cui il 21 gennaio ricorreva il 58° anniversario della morte. Don Orione ha accolto questo giovane cieco che chiedeva aiuto, senza farsi troppi problemi, perché guardava alla persona e a come si poteva aiutare.

Aveva subito pensato di creare un ramo contemplativo maschile per i non vedenti che poi non si è sviluppato ma che è nato parallelamente a quello femminile delle Sacramentine cieche. Il frate era un uomo che dedicava tantissimo tempo alla preghiera adorante.

La realtà eremitica è nata nel 1899 ed è sempre rimasta un piccolo segno, presente dal 1920, in modo continuativo, nell’eremo di Sant’Alberto di Butrio. Oggi la comunità si compone di 6 frati, tra cui un argentino e un brasiliano, guidati dal superiore parroco, don Agostino Casarin. Il 21 gennaio 2003 è stato fondato un romitorio in Brasile dedicato proprio a Frate Ave Maria, dove ci sono altri 4 confratelli.

Io arrivo dalla provincia di Biella e quando ho fatto la Prima Comunione ho capito che volevo diventare tutto di Gesù. Sono stato subito attratto dal chiostro e dal silenzio, complice anche il fatto che vivevo in una realtà lontana dal mondo e immersa nella pace.

Sono entrato in seminario a Biella ma sono uscito poco dopo perché sentivo il desiderio di farmi monaco. Grazie a un’amica entrata nelle suore orionine, ho conosciuto gli eremiti e a 16 anni ho deciso di seguire il nuovo cammino. Io dico sempre che è stato don Orione a scegliermi. Dopo qualche anno di formazione, nel 1995 ho avuto il dono e la grazia di poter arrivare a Sant’Alberto.

La nostra giornata è scandita dall’ora et labora benedettino che il nostro fondatore ha convertito in laus e labor, dove la laus è formata da tre momenti consacrati a Dio, al mattino, a metà della giornata e alla sera, durante i quali c’è sempre un momento davanti al Santissimo».

Che cosa può attrarre un giovane a entrare tra gli Eremiti? E la Giornata per la Vita Consacrata perché è importante per voi?

«La maggiore attrazione del nostro Eremo è la dimensione di preghiera e di silenzio, nella stabilità di un luogo, unita a un grande spazio dedicato alla contemplazione.

Per quanto riguarda le vocazioni nella nostra comunità, la situazione è difficile in generale ma anche per la nostra particolarità, perché l’Opera di don Orione a cui apparteniamo è caratterizzata dall’impegno di vita attiva. Può succedere che ci siano dei membri della Famiglia che decidono di passare alla dimensione contemplativa. Penso che sia importante per un giovane incontrare Dio nella propria esistenza che è una persona viva e vera. L’unico modo per accoglierlo è donarsi.
Ogni giorno bisogna alzarsi, cadere e ricominciare.

Credo che la Giornata del 2 febbraio, come gli incontri per i religiosi promossi dal vicario episcopale, siano necessari per accrescere la comunione tra le congregazioni diocesane.

Anche nel nostro piccolo abbiamo creato un dialogo con la piccola comunità delle suore benedettine di Salice Terme, l’unica in zona. Nella condivisione è possibile camminare insieme verso il Signore con rinnovata gioia».

Data: 28/01/2022



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