Martedì, 16 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LE LETTURE

PRIMA LETTURA (Is 53,10-11)
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza.

Dal libro del profeta Isaìa

Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

SECONDA LETTURA (Eb 4,14-16)
Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia.

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

VANGELO (Mc 10,35-45)
Il Figlio dell'uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

IL BEATO

1/beato contardo ferrini.jpgBeato Contardo Ferrini

Contardo Ferrini, che la Chiesa venera come Beato e ricorda il 17 ottobre, è stato un accademico e giurista italiano. Nacque a Milano il 4 aprile 1859, in pieno Risorgimento. Educato in una famiglia religiosa, chiamato Contardo in onore del patrono di Broni, paese di cui era originaria la madre, si dimostrò vivace e attento nello studio.
Si laureò a soli 21 anni, nel 1880, in Giurisprudenza a Pavia, con una tesi sul contributo alla storia del diritto penale dei poemi di Omero ed Esiodo. Fu alunno e poi docente dell’Almo Collegio Borromeo.

A Pavia risiedette per un breve periodo a Palazzo Cornazzani, dove già aveva abitato Ugo Foscolo e che fu poi la casa di Albert Einstein e Ada Negri e fu allievo e successore nella cattedra di diritto romano, di Alessandro Nova, anch’egli proveniente dal Collegio Borromeo.

Negli anni universitari manifestò una fede salda e capace di affrontare le derisioni dei compagni. Dagli studi passò all’insegnamento universitario. Divenne uno dei maggiori romanisti del suo tempo.
Dopo la borsa di studio all’Università di Berlino, nel 1883 conseguì la libera docenza in diritto romano, prima all’Università di Pavia, poi nel 1887 a Messina, nel 1890 a Modena, ritornando a Pavia nel 1894 dove restò fino alla morte.
Fu un docente competente, chiaro e pieno di passione; di cultura profonda, spaziò dal diritto alla filosofia, dalla glottologia alla letteratura. Si distinse anche per il suo carattere amabile e fraterno.

Rimasto celibe, sosteneva di avere sposato la scienza. Alla docenza, Contardo seppe unire l’impegno politico e sociale: fu consigliere comunale di Milano per quattro anni, partecipando al tempo stesso alle attività caritative delle Conferenze di san Vincenzo. Apparteneva al Terz’Ordine Francescano. L’Università Cattolica del S. Cuore lo considerò un precursore e un maestro.
Nell’estate del 1902, mentre si trovava in villeggiatura a Suna, sul lago Maggiore, contrasse il tifo, bevendo a una fontana infettata e morì il 17 ottobre a soli 43 anni.
È stato beatificato da Pio XII nel 1947 e proposto come «il modello dell’uomo cattolico dei nostri giorni».

Nella diocesi di Pavia la sua memoria si celebra il 6 novembre. I suoi resti mortali riposano nella cripta dell’Università Cattolica a Milano, tranne il cuore, venerato presso la parrocchiale di Suna dal 1942.

La sua vita, interamente dedicata alla scienza, non presenta tratti miracolistici ed eclatanti, eppure Pio XI, affermò che «parve quasi miracolo la sua fede e la sua vita cristiana, al suo posto e nei tempi nostri».

Daniela Catalano

Data: 21/10/2021



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