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Domenica 16 maggio la Chiesa celebra la 55^ Giornata delle comunicazioni sociali

Domenica 16 maggio la Chiesa celebra la 55^ Giornata delle comunicazioni sociali

«Solo l’incontro vero con l’altro può essere evangelizzante»

TORTONA - Domenica 16 maggio la Chiesa celebra la 55^ Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, appuntamento annuale di preghiera e di impegno sul tema, introdotto dal Concilio Vaticano II nel 1967, con il decreto Inter mirifica. Il tema scelto quest’anno dal Papa è “«Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono”.
In esso c’è una sottolineatura importante sull’essenza del comunicare che significa mettere in relazione l’uomo con il suo simile e il mondo.

Un’azione che dovrebbe essere svolta con un fine educativo e nel rispetto della verità.
«La comunicazione imprime dinamicità; è un movimento continuo di apertura verso l’altro e, insieme, riappropriazione del proprio essere. – afferma Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale delle Comunicazioni sociali – In quest’anno, particolare, in cui i confini tra le persone sono stati ampliati per la pandemia e, al tempo stesso, ridotti grazie alla tecnologia, siamo chiamati a nuove forme di prossimità».

Corrado spiega che «la proposta di Gesù ai primi discepoli, diventa quella che gli stessi discepoli offrono ad altri». Quel “Vieni e vedi” ha una forza attrattiva che non si limita a una semplice informazione data quasi con distacco, ma esprime una condivisione che spinge a una comprensione dell’altro nella sua originalità. In questo senso l’incontro, che è alla base della stessa comunicazione, diventa pieno».
Secondo il direttore dell’Ufficio Cei, il tema scelto da Papa Francesco, oltre a ribadire questo principio basilare, presenta anche un elemento di novità. Bisogna essere promotori di una comunicazione che non giudica e che sappia rispettare il percorso di ciascuno, «incontrando le persone come e dove sono» come recita il sottotitolo del Messaggio.

In un tempo di distanza sociale a causa della pandemia, la comunicazione può rendere possibile la vicinanza necessaria per riconoscere ciò che è essenziale e comprendere davvero il senso delle cose.
Nella chiamata dei primi discepoli si può cogliere l’invito a utilizzare tutti i media, in tutte le loro forme, per avvicinare gli altri nelle loro esistenze.

Don Paolo Padrini, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi di Tortona, ha sottolineato come il «messaggio della Giornata 2021, fin dal titolo, ricorda che tutti siamo chiamati, là dove uomo e donna si trovano e si relazionano, a portare la presenza viva di Cristo».
«Ogni persona che ci avvicina – ha detto don Padrini – dovrebbe ascoltare e soprattutto sperimentare tra le righe delle nostre relazioni anche online, la voce del Signore che dice: “Vieni e vedi”. Solo l’incontro vero con l’altro, missionario e di cuore, può davvero essere evangelizzante e portare a ogni nostro fratello la carezza misericordiosa di Dio».

Incontro che può avvenire anche attraverso nuovi social come “Clubhouse”, che in questi mesi, in qualche modo, ha “rivoluzionato” gli spazi digitali e si presenta come un network costituito da “stanze” e gruppi di interesse (Club) nei quali è ammessa solo la parola.

Proprio don Padrini, come ha raccontato in un articolo apparso sul quotidiano Avvenire il 27 aprile, sta vivendo su “Clubhouse” una bella esperienza di preghiera quotidiana.
«Ogni giorno, alle ore 22, – ha raccontato – do appuntamento su “Clubhouse” a chi vuole recitare la preghiera di Compieta insieme a me.

Durante questo momento, che ho chiamato “PrayHouse”, condividiamo le nostre risonanze che nascono dalla recita dei salmi e dall’ascolto della Parola di Dio.

È uno spazio veramente intenso.

Come sacerdote, vedo che le dinamiche comunicative di questo social portano a due comportamenti molto significativi: il non apparire in video rende più semplice partecipare, anche solo ascoltando e soprattutto non si è spinti alla costruzione di “set video” artefatti per rendere la comunicazione più efficace, e spesso meno vera».

«Il fatto poi che utilizzi solo la parola – ha detto ancora don Padrini  – potenzia la qualità della comunicazione.

L’utilizzo della sola parola è elemento che apre spazi densi di relazione.
Spinge l’utente a una trasparenza e profondità nella comunicazione, che può diventare habitat naturale di possibili relazioni significative, anche online».

Daniela Catalano

Data: 14/05/2021



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