Giovedì, 28 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

LE LETTURE

PRIMA LETTURA (Is 55,1-3)
Venite e mangiate.

Dal libro del profeta Isaìa

Così dice il Signore:
«O voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 144)
Rit: Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

SECONDA LETTURA (Rm 8,35.37-39)
Nessuna creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati.
Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

VANGELO (Mt 14,13-21)
Tutti mangiarono e furono saziati.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

IL SANTO

Sant’Emidio

1/sant emidio.jpgIl 5 agosto la Chiesa commemora il santo vescovo Emidio che nacque nel 273, da una nobile famiglia pagana di Treviri, città del nord ovest germanico, ai limiti dell’Impero Romano.
La sua conversione al cristianesimo avvenne grazie alla predicazione dei santi Nazario e Celso. Grazie a loro diventò catecumeno, fu battezzato a 27 anni e poi si dedicò allo studio delle Sacre Scritture.
Con tre suoi amici, Euplo, Germano e Valentino, partì per l’Italia. Valicate le Alpi, scese a Milano, dove incontrò il vescovo san Materno che, dopo averlo conosciuto bene l’ordinò sacerdote.
Il giovane partì per Roma e fu accolto, con i suoi compagni, da S. Marcellino papa che, ritenutolo idoneo ad assumere le responsabilità episcopali, lo consacrò e destinò ad Ascoli, che era stata distrutta da Pompeo Strabone. Ricostruita dal figlio Pompeo Magno, era riconosciuta come un metropoli.

Per la strada consolare “Salaria”, che la univa a Roma e al mare Adriatico, era un centro commerciale e militare famoso. Lungo il percorso verso Ascoli, fu informato che non c’erano le migliori condizioni per poter svolgere la sua missione. Volse allora i suoi passi e le sue cure verso l’Abruzzo.
Successivamente si recò ad Ascoli e al suo iniziò la sua missione. Predicava, istruiva, confortava i sofferenti, convertiva, battezzava, raggiungendo anche centri fuori di Ascoli; raggiunse infatti Fermo. Dopo appena tre anni d’intenso e fruttuoso lavoro, confortato da prodigi, nel 303, quando ormai tanti pagani si erano convertiti e, tra questi, anche Polisia, la figlia del Prefetto della città, fu catturato dai persecutori, condannato a morte e decapitato nel luogo dove poi sorse il tempietto di “S. Emidio Rosso”.
Caduto a terra in un lago di sangue, il martire – secondo la tradizione – raccolse il proprio capo, si alzò e raggiunse l’Oratorio delle Grotte, dove radunava i fedeli per le sacre funzioni e qui si adagiò nel riposo eterno. Alcune persone lo seppellirono scavato nella roccia.

Gli ascolani, successivamente, lo esumarono e lo portarono nella cripta sotterranea del duomo di Ascoli Piceno detta cripta di sant’Emidio.
È venerato come protettore contro il terremoto. Si racconta che mentre era ancora nella città di Treviri, Emidio fu condotto con la forza, dalla sua famiglia, all’interno di un tempio pagano per rinnegare la sua fede cristiana, ma un improvviso terremoto distrusse il tempio; secondo un’altra versione questo miracolo avvenne ad Ascoli, che eresse, nel 1717, una chiesa dedicata al santo con all’interno la grotta dove morì.

Daniela Catalano

Data: 01/08/2020



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