Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

IV DOMENICA DI PASQUA

IV DOMENICA DI PASQUA

LE LETTURE

PRIMA LETTURA (At 2,14.36-41)
Dio lo ha costituito Signore e Cristo.

Dagli Atti degli Apostoli

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».

All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».

E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro».

Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

SECONDA LETTURA (1Pt 2,20b-25)
Siete tornati al pastore delle vostre anime.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché

anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio,
perché ne seguiate le orme:
egli non commise peccato
e non si trovò inganno sulla sua bocca;
insultato, non rispondeva con insulti,
maltrattato, non minacciava vendetta,
ma si affidava a colui che giudica con giustizia.

Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce, perché,
non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti.

Eravate erranti come pecore,
ma ora siete stati ricondotti al pastore
e custode delle vostre anime.

VANGELO (Gv 10,1-10)
Io sono la porta delle pecore.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.

Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

LA BEATA

Beata Panacea

1/Beata_Panacea.jpgNel linguaggio comune il termine “panacea” indica la medicina che guarisce tutti i mali, ma nell’agiografia cristiana esiste una beata che si chiama proprio così.
La Beata Panacea è festeggiata nella diocesi di Novara il 5 maggio e nel vicariato della Valsesia il primo venerdì dello stesso mese.

Panacea De’ Muzzi fu una fanciulla che morì martire all’età di quindici anni e fu proclamata beata nel 1867. La sua esistenza e il suo martirio sono documentati da antiche testimonianze tramandate nel tempo e persino Silvio Pellico si è interessato a lei.
Il culto per la giovane origine della Val Sesia si sviluppò presto e già all’inizio del 1400 furono edificati due oratori in sua memoria: uno sul luogo del martirio e uno in paese dove fu accolta la salma.

Panacea nacque nel 1368 a Quarona, un paese tra Borgosesia e Varallo.
Rimase presto orfana della mamma. Suo padre si risposò con una certa Margherita Gabotto vedova e madre di una figlia.
Dopo il nuovo matrimonio del padre, Panacea iniziò a subire maltrattamenti dai nuovi parenti, che non vedevano positivamente le sue opere di carità.

Tra la matrigna, la sorellastra e Panacea iniziarono una serie di incomprensioni e divergenze che portarono le prime due a manifestare aperta ostilità nei riguardi della fanciulla. Questa situazione degenerò, secondo la tradizione, in una sera di primavera del 1383, quando la matrigna, non vedendo rincasare Panacea andò a cercarla di persona.
Si recò sul monte Tucri che sovrasta l’abitato e, poco oltre la chiesa di San Giovanni, trovò Panacea in preghiera.
Adirata la rimproverò e in un eccessivo scatto d’ira, forse senza volerlo, la percosse violentemente uccidendola; accortasi dell’accaduto la donna si gettò da un burrone in preda alla disperazione.
Attratti dal suono spontaneo e prolungato delle campane, accorsero il papà e gli abitanti di Quarona con il parroco e non riuscirono a sollevare da terra il corpo di Panacea.
Il parroco informò il vescovo di Novara, che giunse accompagnato dal clero che constatò il fatto miracoloso e in nome di Dio comandò al corpo di Panacea di lasciarsi sollevare e così avvenne.

Fu poi portato a valle su un carro trainato da due giovani vitelle verso un campo di proprietà di Lorenzo Giuliani, parente di Panacea, che però si oppose alla sepoltura nel suo terreno.

Le vitelle ripresero il viaggio, seguite dal vescovo e da molta gente e ina volta giunte a Ghemme si fermarono al cimitero, adiacente alla chiesa parrocchiale, dove fu sepolta insieme alla sua mamma.

Daniela Catalano

Data: 04/05/2020



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