Giovedì, 28 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

II DOMENICA DI PASQUA o della Divina Misericordia

II DOMENICA DI PASQUA o della Divina Misericordia

LE LETTURE  

PRIMA LETTURA (At 2,42-47)

Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune.

Dagli Atti degli Apostoli

[Quelli che erano stati battezzati] erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere.

Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.

Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.

Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.

Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 117)
Rit: Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!

SECONDA LETTURA (1Pt 1,3-9)
Ci ha rigenerati per una speranza viva, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo.

Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco –, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.

VANGELO (Gv 20,19-31)
Otto giorni dopo venne Gesù.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

IL SANTO

San Roberto abate

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Il 17 aprile si ricorda San Roberto, abate francese vissuto nell’XI secolo. Nacque intorno all’anno 1000 dalla famiglia dei Conti di Turlande, nella regione francese dell’Alvernia.
Sua madre, sorpresa dalle doglie del parto mentre si recava a un castello vicino a casa, lo partorì in mezzo a un bosco e qualcuno profetizzò che un giorno Roberto sarebbe diventato un celebre eremita.
In tenera età il santo fu affidato dai genitori agli ecclesiastici di Saint Julien de Brioude, nell’Alta Loira, per impartirgli una formazione non solo scientifica, ma anche religiosa.

Dimostrando ottime qualità, san Roberto fu ammesso alla vita ecclesiastica e nominato tesoriere della collegiata. Inoltre si occupava di aiutare i poveri e i malati e a tale scopo fece edificare un ospedale a Brioude.
Ordinato sacerdote cercò di raggiungere l’abbazia benedettina di Cluny ma fu rincorso e costretto a ritornare a Brioude. Si recò allora in pellegrinaggio sulle tombe degli apostoli, a Roma, per chiedere a Dio che gli rendesse nota la sua volontà.
Al ritorno incontrò un soldato di nome Stefano che gli chiese come avrebbe potuto ottenere la remissione delle proprie colpe. Roberto gli consigliò di rinunciare al mondo e di arruolarsi nella milizia dei servitori di Gesù Cristo.
Il soldato replicò che avrebbe fatto volentieri un tale sacrificio solo in sua compagnia. Stefano allora si recò in pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora du Puy-en-Velay nell’Alta Loira e nel viaggio di ritorno, egli scoprì fra le montagne, a venti chilometri da Brioude, le rovine di una chiesa abbandonata e ne parlò a Roberto che progettò di fondare un nuovo ordine monastico e in quel luogo costruì con i suoi compagni un eremitaggio chiamato Chaise-Dieu (Casa di Dio).
Rapidamente il posto richiamò molti discepoli e Roberto fu costretto a costruire intorno al 1050, insieme a Stefano e al discepolo Dalmazio, un vero e proprio monastero nel quale fece applicare la regola di San Benedetto.
Il santo morì il 17 aprile 1067 e il suo corpo rimase nella chiesa fino a quando gli Ugonotti lo bruciarono durante le guerre di religione. Dal 1840 l’abbazia è diventata monumento storico di Francia.

Alla morte del fondatore l’abbazia contava più di trecento monaci e beneficiava di donazioni delle grandi famiglie della regione.
Con la rivoluzione francese i monaci furono dispersi e si salvò solo la chiesa che divenne parrocchia.

Daniela Catalano

Data: 19/04/2020



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