Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

PRIMA LETTURA (Dt 30,10-14)
Questa parola è molto vicina a te, perché tu la metta in pratica.

Dal libro del Deuteronòmio

Mosè parlò al popolo dicendo:
«Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica».

  

SALMO RESPONSORIALE (Sal 18)
Rit: I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.

SECONDA LETTURA (Col 1,15-20)
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi

Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.
 

VANGELO (Lc 10,25-37)

Chi è il mio prossimo?

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

IL SANTO DELLA SETTIMANA

1/San-Giovanni-Gualberto-Abate 1.jpgSan Giovanni Gualberto

Il 12 luglio la Chiesa commemora San Giovanni Gualberto fondatore della congregazione vallombrosana.

Giovanni, figlio di Gualberto, nacque forse a Firenze o forse nel castello chiamato villa di Poggio Petroio, in val di Pesa, intorno all’anno mille dalla nobile famiglia dei Visdomini.

È anche definito il “Santo del Perdono” in quanto fu capace di perdonare l’assassino di suo fratello Ugo. Secondo i costumi del tempo Giovanni fu chiamato a vendicarne la morte con l’uccisione del rivale.
La vendetta si doveva consumare fuori porta San Miniato a Firenze, ma secondo la leggenda, il suo avversario si inginocchiò e messo le braccia in forma di croce invocò pietà. Giovanni gettò la spada e concesse il perdono.
Il padre a seguito di questo fatto provò molta ostilità nei suoi confronti e forse anche per questo motivo Giovanni decise di farsi monaco benedettino a San Miniato, Firenze. Si scontrò ben presto con la corruzione e la simonia presente in quest’ambiente e arriva a denunciare l’abate Oberto reo di aver “comprato”, in accordo con il vescovo, la sua elezione.

Giovanni non potendo fare nulla contro il potere ecclesiastico decise di dedicarsi a vita eremitica per seguire la regola di San Benedetto.

Dopo vari spostamenti si unì a due eremiti, Paolo e Guntelmo, che dal Monastero di Settimo si erano spostati nella montagna sulla direttrice che univa Firenze al Casentino e nel 1036 giunse in una zona chiamata allora “Aquabella” per la bontà e freschezza dell’acqua presente, o “Cerretaia” per la presenza di molti boschi di cerro e che poi divenne Vallombrosa.
Fondò una nuova comunità monastica basata sulla regola benedettina e lontana dalla corruzione ben radicata in quel momento nella sfera ecclesiastica. A Vallombrosa la Regola fu applicata in una forma inedita, quella poi detta vallombrosana.
I monaci, con la preghiera, si preparavano all’intervento diretto con gli affari di Firenze. Dopo l’approvazione papale, i vallombrosani conobbero un periodo di grande crescita. Giovanni morì nella badia di Passignano, un monastero che aveva accettato la sua Regola.
Le sue reliquie erano conservate nel monastero di San Salvi presso Firenze, ma a causa dell’assedio furono spostate a Passignano. In quell’occasione andò praticamente distrutto il sarcofago scolpito da Benedetto da Rovezzano, i cui frammenti sono oggi conservati nel Museo del cenacolo di Andrea del Sarto.

Fu canonizzato nel 1193 da papa Celestino III; nel 1951 papa Pio XII lo dichiarò patrono del Corpo forestale italiano e nel 1957 patrono dei forestali del Brasile.

Il 12 luglio, giorno in cui il santo morì nel 1073 a Passignano nei pressi di Firenze, si tiene ogni anno a Vallombrosa una festa per ricordare la figura di questo grande monaco e abate.

Daniela Catalano

Data: 10/07/2019



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