Giovedì, 28 Marzo 2024
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Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

Il 5 ottobre in cattedrale la prima celebrazione del RnS sui sette vizi capitali

Il 5 ottobre in cattedrale la prima celebrazione del RnS sui sette vizi capitali

L’azione dello Spirito Santo può sconfiggere la superbia

TORTONA - Venerdì 5 ottobre è iniziato il percorso spirituale, proposto dal Rinnovamento nello Spirito diocesano, che, con gli appuntamenti successivi, porterà a meditare e a chiedere guarigione dai sette vizi capitali.

La celebrazione eucaristica, animata dai gruppi e dal ministero musica e canto del RnS coordinato a livello diocesano da Domenico Cirigliano, è stata presieduta da Mons. Vittorio Francesco Viola e hanno concelebrato con lui don Claudio Baldi e don Luca Ghiacci della parrocchia del Duomo e don Prospero Digilio, assistente spirituale del RnS diocesano.
Il Vescovo nell’omelia, ha “condotto” i numerosi presenti, istante dopo istante, a riflettere su quanto sia dannoso il vizio capitale della superbia, partendo dalla prima lettura propria del giorno, tratta dal libro di Giobbe: un “giusto” messo alla prova dal tentatore, con il permesso di Dio, che è profondamente certo della giustizia del suo servo (“nessuno è come lui sulla terra” - Gb 1).
L’atteggiamento di Giobbe, ha sottolineato il Vescovo, è esattamente l’opposto della superbia, che è il più grave peccato, la regina di tutti i vizi.

“La superbia è il credersi migliore degli altri, avere sempre il giudizio giusto, ritenersi irreprensibile e quindi non accusabile di nulla; anzi, proprio in virtù di una siffatta presunzione, ci si ritiene capaci di poter emettere giudizi e sentenze!”
Come tutti i vizi, la superbia ha dentro di noi una “radice”, che può essere combattuta solo se permettiamo alla grazia battesimale di potere penetrare nel profondo del nostro intimo, evitando così, alla radice peccaminosa, di germogliare, infettando la nostra vita.

La superbia è il più grave tra tutti i vizi, poiché cancella Dio dal proprio orizzonte e, conseguentemente, cancella i fratelli.
È interessante conoscere quanta superbia ci sia dentro di noi, pur sapendo che non è cosa semplice.

Un utile esercizio, proposto da Viola, per verificare se coviamo atteggiamenti di superbia, è quello di calcolare, materialmente, il tempo che, durante una giornata, dedichiamo a parlare e ad ascoltare l’altro, nel corso delle nostre relazioni quotidiane.

Altra verifica è quella di valutare la qualità dell’ascolto che si dona all’altro.
In pratica, valutare quanto l’ascolto sia libero da condizionamenti evitando che il nostro “io” sovrabbondante, sbordante, esuberante, tolga spazio all’accoglienza del fratello, trascurando così, le sue parole, le sue emozioni, i suoi sentimenti.
Se permettiamo alla superbia di infrangere la comunione, non possiamo, nutrirci del Pane di vita.

E se il guardarci dentro permette di riconoscere i nostri atteggiamenti infettati, contagiati dal vizio capitale della superbia, quanto peggiora la cosa nel momento in cui adottiamo gli stessi atteggiamenti superbi nei confronti di Dio!

Ciò accade tutte le volte che vogliamo “indicare” a Dio cosa deve fare, spesso anche nella preghiera, rivolgendo il “dito accusatore” contro di lui.
È lo Spirito che lavora dentro di noi per liberarci dal vizio della superbia e da tutti gli altri vizi.
Sta a noi offrirgli degli spazi nei quali può agire in libertà, sprigionando, quindi, tutta la Sua potenza.

L’antidoto al veleno di morte dei vizi capitali, è lo Spirito che agisce in noi per conformarci ai sentimenti di Cristo, al suo essersi fatto servo, alla sua scelta di portare le umiliazioni che noi gli abbiamo inferto, trasformandole in occasione di amore. Collaborare con l’azione dello Spirito diventa, quindi, un gesto completo, preciso, che ci fa esprimere sentimenti di umiltà nelle nostre relazioni.
Alla celebrazione è seguito un momento di adorazione eucaristica nel corso del quale il Vescovo ha guidato una preghiera per chiedere la liberazione dal peccato della superbia e dalle sue conseguenze nefaste.

In un clima di profondo raccoglimento, ognuno ha avuto la possibilità di offrire al Signore gli spazi del proprio cuore, per permettere allo Spirito di muoversi in essi come una fiamma che cerca ossigeno per poi poter ardere in noi allo scopo di consumare, purificare, illuminare, riscaldare.

Data: 09/10/2018



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