Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

V DOMENICA DI PASQUA: la riflessione del Vescovo

PRIMA LETTURA (At 9,26-31)
Bàrnaba raccontò agli apostoli come durante il viaggio Paolo aveva visto il Signore.

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 21)

Rit: A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.

A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».

SECONDA LETTURA (1Gv 3,18-24)
Questo è il suo comandamento: che crediamo e amiamo.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

VANGELO (Gv 15,1-8)

Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

IL SANTO DELLA SETTIMANA

1/san raffaele trappista.jpgSan Raffaele Arnaiz Barón

Oggi, 26 aprile, la Chiesa fa memoria di San Raffaele Arnaiz Barón, il primo oblato trappista canonizzato l’11 ottobre del 2009.

Raffaele nacque a Burgos il 9 aprile del 1911 e, mentre studiava nel collegio dei gesuiti, si ammalò e fu obbligato a interrompere gli studi. Dopo essersi ristabilito suo padre, grato alla Madonna, lo portò a Saragozza e lo consacrò alla Vergine del Pilar.

Più tardi si trasferì a Madrid, dove si iscrisse alla Scuola superiore di Architettura. Nonostante l’intensità del ritmo di studio, trovava sempre il tempo per andare a pregare nella chiesa del Caballero de Gracia e per partecipare ai turni di preghiera notturna.

Nell’estate del 1930 lesse la biografia di Fra Gabriele Mossier, monaco della Trappa francese di Chambarand; il 21 settembre visitò per la prima volta la Trappa di San Isidoro di Duenas (Palencia).

Nel giugno del 1932 presso la Trappa fece gli esercizi Spirituali dopo che si era iscritto alla Conferenza di San Vincenzo de’ Paoli.

Il 18 febbraio 1934 il santo, pieno di vita e di salute, con il nome di Fra Maria Raffaele, entrò nel noviziato della Trappa rivestito del bianco abito monastico, e si comportò subito da corista esemplare, fedele, sorridente, nonostante la diversità del regime di vita condotto nella famiglia agiata, e quello molto austero della Trappa in cui sperimentò i morsi del freddo, della fame e del sonno.
Il giorno stesso scrisse, lieto, alla mamma: “Ogni volta mi convinco sempre di più che Dio ha fatto la Trappa per me, e me per la Trappa... Adesso voglio dedicarmi a fare una quaresima fervorosa per tutti gli uomini che nel mondo non si ricordano di Dio”.
Si ammalò di diabete mellito e fu costretto ad abbandonare per tre volte il monastero.

Chise di essere accolto come semplice “oblato”, abitando a fasi alterne nell’infermeria come ospite, con l’unica ambizione di “vivere la mia vita di infermo nella Trappa con il sorriso sulle labbra”. Anche nei momenti più difficili e tragici della sua vita arrivò a esprimere quel senso dell’umorismo che lo caratterizzava.
Lui assicurava che “dall’amore di Dio scaturisce tutto”. Le sue ultime parole furono “prendi me e donati Tu al mondo”.

Morì il 26 aprile del 1934, quando aveva solo 27 anni.

Daniela Catalano

Data: 26/04/2018



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