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Teresio Olivelli verso la beatificazione

Teresio Olivelli verso la beatificazione

Vissuto a Mortara, morto da martire nel lager di Hersbruck.
Ne abbiamo parlato con Emanuele Gallotti dei Partigiani Cristiani

PAVIA e Lo scorso 16 giugno Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto riguardante la beatificazione del laico Teresio Olivelli.

Della personalità di Olivelli, figura venerata e conosciuta nella nostra provincia, pavese e lomellino di adozione (ha vissuto a Mortara, ha frequentato il liceo a Vigevano e l’Università a Pavia), abbiamo parlato con Emanuele Gallotti che è stato vicepresidente nazionale dell’APC (Associazione Partigiani Cristiani) e consigliere nazionale della FIVL (Federazione Italiana Volontari Libertà), ruoli che hanno fatto di lui un devoto estimatore di Olivelli. 

Teresio Olivelli sarà presto riconosciuto beato?

Lo scorso 16 giugno Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei santi a promulgare il decreto riguardante il martirio del Venerabile Servo di Dio Teresio Olivelli, laico ed ucciso in odio alla fede a Hersbruck (Germania) il 17 gennaio del 1945, in un lager. Olivelli quindi potrà essere proclamato beato, infatti per la beatificazione di un martire non si richiede un miracolo, perché lo stesso martirio subito per amore di Dio è virtù sufficiente. La liturgia di beatificazione è presieduta, a nome del Papa, dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei santi e probabilmente verrà celebrata il 13 gennaio del 2018 a Vigevano, diocesi che ha promosso nel 1987 la causa di beatificazione. 

Lo Stato italiano concesse dei riconoscimenti a Teresio Olivelli?

Nel 1952 lo Stato italiano gli conferì la Medaglia d’Oro al Valore militare con questa motivazione: “Ufficiale di complemento al fronte russo, nell’organizzazione partigiana lombarda, si faceva apprezzare per l’illimitata dedizione ed indomito coraggio, dimostrato nelle più difficili e pericolose circostanze. Rendeva eminenti servizi anche nel campo informativo ed in quello della propaganda, nobile esempio di fedeltà, di umanità e di dedizione alla Patria”. 

Qual è stato il suo ultimo impegno per Olivelli?

Lo scorso 17 maggio, nella cappella del Collegio Ghislieri di Pavia, è stata celebrata la Santa Messa in suo ricordo. Olivelli, infatti, fu alunno del collegio e per qualche mese rettore, prima della deportazione nei lager nazisti. Durante la funzione religiosa, celebrata da don Riccardo Baldi, assistente spirituale della FUCI, è stata letta sia la preghiera del ribelle scritta dallo stesso Olivelli, sia l’orazione di beatificazione redatta dal vescovo di Vigevano Mons. Maurizio Gervasoni.

L’attuale rettore del Ghislieri, Andrea Belvedere, mi ha comunicato che analoga iniziativa si potrà ripetere ogni anno, con il consenso degli studenti.

È vero che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato con toccanti parole la figura di Olivelli?

L’attuale presidente della Repubblica in occasione del 25 aprile ha visitato l’ex campo di concentramento di Fossoli, vicino a Carpi, in provincia di Modena.

Nel suo intervento ha sottolineato come Olivelli “è stato una  nobilissima figura di martire della resistenza” e poi ha citato alcune sue frasi come “la nostra è anzitutto una rivolta morale contro un sistema ed un’epoca e contro una concezione dell’esistenza”.

Per “rivolta morale della resistenza” si intende che la resistenza non è solo rivolta contro l’oppressore, ma è rivolta contro il servilismo, che ha consentito all’oppressore di instaurare il suo regime.

A tal proposito Olivelli scrisse: “Mai ci sentimmo così liberi come quando ritrovammo nel fondo della nostra coscienza la capacità di ribellarsi alla passiva accettazione del fatto brutale, di insorgere contro il bovino aggiogamento dello straniero, di risorgere ad una vita di intensa e rischiosa moralità: non vi sono liberatori, solo uomini che si liberano”. 

Anche Papa Bergoglio lo ha ricordato?

Sì, nell’udienza generale in piazza san Pietro, domenica 30 aprile, in occasione del centocinquantesimo anno della fondazione dell’Azione Cattolica Italiana, tra i tanti testimoni di santità che hanno tracciato la strada dell’associazione, ha ricordato anche la figura di Tersio Olivelli, il quale dalla sua esperienza nei circoli dell’Azione Cattolica trasse le motivazioni per la sua testimonianza cristiana e a soli 29 anni donò la sua vita nel lager di Hersbruck, mentre cercava da far da scudo umano ad un giovane prigioniero, brutalmente pestato. 

Cosa può dirci della famosa “Preghiera del ribelle”?

Nella preghiera del ribelle esprime la sua fede e la sua spiritualità. Aderisce sin dall’inizio alla lotta clandestina e organizza formazioni antifasciste.

Fonda il giornale “Il ribelle” per dar voce al mondo partigiano, avendo compreso l’importanza della diffusione dei valori resistenziali. Si è ribelli per amore non nella ricerca della violenza e della vendetta, ma per la difesa, anche con le armi, della giustizia e della dignità dell’uomo, della libertà e della volontà di costruire uno stato democratico. Infine, vorrei ricordare un articolo pubblicato sul giornale “Libertà” il 16 gennaio del 1946, in occasione del primo anniversario della morte di Olivelli, scritto da Attilio Baratti, il quale sostiene: “Uomini come Olivelli non possono scomparire, sono delle stelle che si sono accese nella notte tremenda dell’errore, per rischiarare il sentiero dei una rinascita dell’umanità, che si dibatte ancora fra immense rovine”.

Giancarlo Bertelegni

Data: 07/07/2017



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