Paola Bignardi all'incontro organizzato da movimenti e associazioni
Giovani e fede: ”Dire Dio a modo mio”
TORTONA - Nello spirito e nello stile della comunione, sabato 8 ottobre, dalle ore 10, presso il salone del Seminario in Tortona si svolge l’incontro “Vivere la fede oggi”; la mattinata è organizzata da CIF, AC e Centro di Pastorale Giovanile, con l’adesione di Caritas, Movimento dei Focolari, Rinnovamento dello Spirito e Centro di Accoglienza alla Vita ed è l’occasione per riflettere insieme sul tema “Giovani e fede in Italia”.
È presente Paola Bignardi, prima ed unica donna che per due volte è stata presidente nazionale di Azione Cattolica e che oggi collabora con l’Istituto “Toniolo”, ente di fondazione e coordinamento dell’Università “Cattolica del Sacro Cuore”.
Dal 2012 l’Istituto porta avanti l’impegno per conoscere la situazione giovanile in Italia e proprio su questo argomento la Bignardi ha scritto il testo “Dire Dio a modo mio”, che è il frutto di un lungo ascolto degli stessi giovani nel corso di un breve arco di tempo.
Il primo approccio avviene attraverso un questionario con domande del tipo: “Lei crede in qualche tipo di religione?” e da qui si nota come nel 2013 è il 56% a rispondere “sì”, mentre già nell’anno successivo la percentuale scende al 52%. Tra quel 56% che si dichiara cattolico, però, la percentuale di chi abitualmente partecipa alla Santa Messa è del 24%, dato che sembra confermare l’opinione corrente di un deciso allontanamento dei giovani dalla vita di fede. Ma questa resta una lettura approssimativa, poiché i numeri non dicono mai le sfumature. Si rende, allora, necessario un nuovo metodo basato sull’ascolto, ricordando le parole di Papa Francesco per cui ascoltare è un’arte che parte dal cuore prima che dalle orecchie: da qui 150 lunghe interviste dalle quali si evidenzia nei giovani una elevata sensibilità religiosa, accompagnata da un senso critico vivace.
L’elemento più evidente è che i 150 intervistati credono, ma in un Dio piuttosto impersonale, poiché conoscono poco Gesù e, non partecipando alla Celebrazione Eucaristica, pregano in modo soggettivo, con le parole dei propri sentimenti. Molti tra gli intervistati, inoltre, si chiedono a cosa serva la Chiesa: non la rifiutano, ma è diffuso un senso di profonda estraneità, poiché la Chiesa è vista solo come un’istituzione tra le altre ed il suo linguaggio è poco comprensibile, motivo per cui i giovani ascoltati si dicono lontani dalla liturgia, anche se molti affermano di stimare Papa Francesco di cui riconoscono le grandi capacità comunicative.
E qui c’è un elemento che necessariamente provoca gli adulti: nel momento in cui la Chiesa si propone come madre, ecco che le obiezioni cadono, poiché i giovani cercano relazioni “calde” e persone per le quali “io sono qualcuno che merita di essere amato”.
Ed allora si comprende perché 142 giovani su 150 intervistati dichiarano che “credere è bello”, perché dà senso e speranza alla vita e chi crede non è mai solo, confermando così che il mondo giovanile è alla ricerca di punti di riferimento e di relazioni significative.
La storia religiosa dei giovani intervistati dice che tutti hanno frequentato il catechismo, che, però, è stato vissuto come un’esperienza obbligatoria di studio in cui non hanno trovato una comunità di riferimento; solo una piccola minoranza, infatti, conserva il legame con la parrocchia anche nel post-Cresima e si tratta di quanti vivono l’esperienza associativa.
In generale, comunque, questo mondo religioso, elaborato e vissuto nella solitudine, è molto più aperto a Dio di quanto non sembri a prima vista, ma i giovani cercano un’esperienza religiosa autentica e chiedono alla Chiesa la disponibilità a mettersi in gioco per diventare Chiesa del Vangelo e Chiesa di oggi, poiché non accettano di far parte della Chiesa di cinquant’anni fa.
La Chiesa, del resto, deve comprendere che non può fare a meno dei giovani, altrimenti invecchia, per cui ha il compito storico di purificarsi dalle scorie del passato e potrà farlo solo se si misura con le ansie e le esigenze dei giovani, che non vogliono “sentire aria di muffa”.
Il lungo applauso scoppiato al termine dell’intervento della Bignardi evidenzia come quanto da lei detto ha scosso in profondità il numeroso pubblico e non sono mancate le domande e le riflessioni di molti tra i presenti fino al pensiero conclusivo del Vescovo.
“I giovani – afferma Mons. Viola – chiedono alla comunità cristiana di essere luogo di accoglienza e chiedono che la nostra fede sia davvero un incontro con la persona viva di Gesù Cristo. Ora, dunque, non è più tempo di analisi, ora è il momento di mettere in atto il cambiamento, recuperando la gioia dell’annuncio”.
Patrizia Govi
Data: 14/10/2016