Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO : La riflessione del Vescovo

LE LETTURE DELLA DOMENICA  

PRIMA LETTURA (Zc 12,10-11;13,1)
Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto (Gv 19, 37).

Dal libro del profeta Zaccarìa

Così dice il Signore:
«Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito.
In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo.
In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 62)

Rit: Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene.

SECONDA LETTURA (Gal 3,26-29)
Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo.
Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.

VANGELO (Lc 9,18-24)

Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto.

+ Dal Vangelo secondo Luca

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».

LA SANTA DELLA SETTIMANA

Sant’Elisabetta di Shönau

La Santa di questa settimana è stata una badessa benedettina tedesca che la Chiesa venera il 18 giugno.

Elisabetta era nata a Bonn, in Germania, nel 1129, in una nobile famiglia.
Entrò nel monastero di Schönau  a circa 12 anni per completare la sua educazione e vi rimase per tutta la vita.

Prese il velo ed emise la professione religiosa nel 1147.
Nel 1157 fu eletta magistra ovvero superiora delle monache, le quali non avevano una badessa poiché dipendevano direttamente dall’abate che in quel periodo era suo fratello Egberto, molto attivo nella lotta contro i catari e poi consigliere spirituale e primo biografo della santa.

Tra i suoi parenti un altro fratello, di nome Ruggero, fu premostratense e prevosto a Pòhlde (Sassonia) e il nipote Simone fu sua volta abate di Schònau.

Nel 1152, a 23 anni, Elisabetta, reduce da una grave malattia, cominciò ad avere visioni ed estasi, durante le quali si trovava a parlare con Gesù, con la Vergine e con i santi.
Le estasi duravano talvolta intere settimane e a mano a mano debilitarono talmente il suo fisico, tanto da condurla alla morte il 18 giugno 1164, a soli 35 anni.
Fu proprio Egberto a chiedere a Elisabetta di tenere un diario delle sue visioni che furono raccolte nei tre “Libri Visionum” molto diffusi nel Medioevo: il “Liber Viarum Dei” (Libro delle vie di Dio), compilato a imitazione della Scivias di sant’Ildegarda e incentrato sulla necessità della penitenza e di una riforma morale della Chiesa; le “Visiones de resurrectione beatae Mariae Virginis”, sull’Assunzione di Maria Vergine in corpo e anima dalla terra al cielo e il “Liber revelationum de sacro exercitu virginum Coloniensium”, redatto fra l’ottobre 1156 e l’ottobre 1157, in cui tratta in termini fantastici di sant’Orsola e delle undicimila vergini martiri, contribuendo allo sviluppo e alla divulgazione della leggenda fiorita intorno alla santa patrona di Colonia.
Di Elisabetta si conservano anche 23 lettere, scritte dal 1154 fino alla morte e dirette a vescovi, abati e monache, tra cui sant’Ildegarda, destinataria di 15 missive.
Nell’epistolario si registra un linguaggio duro per stigmatizzare i vizi dell’epoca, in contrasto con la sua semplicità.
Fu oggetto di particolare venerazione già da viva e nel 1584 Gregorio XIII la canonizzò.
Gli Svedesi nel 1632 profanarono le sue reliquie e di lei rimase solo il capo oggi venerato nella parrocchiale di Schönau.

Daniela Catalano

 

Data: 16/06/2016



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