Martedì, 16 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO: RIFLESSIONE VIDEO DEL VESCOVO

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO: RIFLESSIONE VIDEO DEL VESCOVO

Le letture della domenica

PRIMA LETTURA (Am 7,12-15)
Va’, profetizza al mio popolo.

Dal libro del profeta Amos

In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno».
Amos rispose ad Amasìa e disse:
«Non ero profeta né figlio di profeta;
ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.
Il Signore mi prese,
mi chiamò mentre seguivo il gregge.
Il Signore mi disse:
Va’, profetizza al mio popolo Israele».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 84)

Rit: Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

SECONDA LETTURA (Ef 1,3-10)
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui, mediante il suo sangue,
abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
facendoci conoscere il mistero della sua volontà,
secondo la benevolenza che in lui si era proposto
per il governo della pienezza dei tempi:
ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra.

VANGELO (Mc 6,7-13)

Prese a mandarli.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

IL SANTO

1/s_benedetto_1.jpgLa Chiesa cattolica l’11 luglio fa memoria di San Benedetto da Norcia.
Questa data è stata scelta nel 1964 quando Paolo VI lo ha proclamato patrono d’Europa.

Le comunità benedettine, invece, ricordano il loro fondatore il 21 marzo, giorno della sua morte.

Benedetto nacque a Norcia intorno al 480 e aveva una sorella gemella, Scolastica, divenuta anche lei santa.
Si trovò a vivere in un difficile periodo storico, appena dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente.
Proveniente da una famiglia nobile fu inviato a Roma, per gli studi. Colpito dalla vita della città caduta in mano ai barbari e in profonda crisi morale, decise di ritirarsi nella valle dell’Aniene, in una grotta chiamata Sacro Speco, vicino a Subiaco, a circa 70 chilometri da Roma.
Il giovane eremita non rimase però a lungo nascosto: ben presto la fama di santità si diffuse rapidamente e furono numerosi i discepoli attratti da lui.
Fu addirittura richiesto come abate da una comunità di monaci a Vicovaro, poco lontano da Subiaco.
Questa fu un’esperienza negativa perché i monaci scontenti per la sua severità, decisero di ucciderlo.
Benedetto, però, intuiti i loro propositi, fece il segno di croce sul bicchiere pieno di veleno che andò in briciole mentre un corvo, apparso miracolosamente, portò via il pane, avvelenato.
Benedetto fu dunque costretto a tornare nella sua grotta di Subiaco, attorno alla quale organizzò una colonia monastica, formata da dodici piccoli cenobi con dodici monaci ciascuno.
L’invidia di un prete del luogo lo indusse ad abbandonare anche Subiaco, e insieme ai discepoli più fedeli si recò a Cassino, sul cui monte fondò, intorno al 529, la celebre abbazia di Montecassino dove morì, il 21 marzo 547, quaranta giorni dopo la scomparsa di sua sorella con la quale ebbe comune sepoltura.
Si narra che morì in piedi, con le braccia sollevate in preghiera verso il cielo.

A Montecassino scrisse la Regola per i suoi monaci che per chiarezza e equilibrio ebbe uno straordinario successo e fu adottata in tutta l’Europa medievale.
Oltre alla povertà e all’obbedienza, la Regola chiedeva ai monaci di unire il lavoro alla preghiera tradotto nel famoso “ora et labora”.

Data: 11/07/2015



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