Venerdì, 19 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO: la riflessione del Vescovo

Le letture della Domenica

PRIMA LETTURA (Gb 38,1.8-11)
Qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde.

Dal libro di Giobbe

Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano:
«Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando usciva impetuoso dal seno materno,
quando io lo vestivo di nubi
e lo fasciavo di una nuvola oscura,
quando gli ho fissato un limite,
gli ho messo chiavistello e due porte
dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre
e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 106)

Rit: Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.

Coloro che scendevano in mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore
e le sue meraviglie nel mare profondo.

Egli parlò e scatenò un vento burrascoso,
che fece alzare le onde:
salivano fino al cielo, scendevano negli abissi;
si sentivano venir meno nel pericolo.

Nell’angustia gridarono al Signore,
ed egli li fece uscire dalle loro angosce.
La tempesta fu ridotta al silenzio,
tacquero le onde del mare.

Al vedere la bonaccia essi gioirono,
ed egli li condusse al porto sospirato.
Ringrazino il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini.

SECONDA LETTURA (2Cor 5,14-17)
Ecco, son nate cose nuove.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, l’amore del Cristo ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro.
Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.

VANGELO (Mc 4,35-41)

Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

IL SANTO

1/san giovanni da matera_1.jpgSan Giovanni da Matera

La Chiesa il 20 giugno fa memoria di San Giovanni da Matera, monaco, al secolo Giovanni Scalcione.

Nacque a Matera intorno al 1070, in una nobile famiglia cristiana. Da giovane abbandonò la casa paterna in cerca di un contatto più stretto con Dio e secondo la tradizione scambiò i suoi abiti lussuosi con quelli di un mendicante e partì alla volta di Taranto dove chiese ospitalità e lavoro ai monaci basiliani dell’Isola di S. Pietro, che gli affidarono la custodia delle pecore.

Molto provato da questo lavoro, iniziò a peregrinare e a vivere per lunghi periodi in assoluta solitudine.

Si recò in Calabria e in Sicilia. Si stabilì poi a Ginosa dove cominciò a girare in vari paesi predicando ed esortando a una vita di preghiera, attirando la folla e cominciando a essere seguito da alcuni discepoli.

A causa di calunnie finì in prigione per ordine del conte Roberto di Chiaromonte. Liberatosi miracolosamente fuggì a Capua e sui monti dell’Irpinia incontrò San Guglielmo da Vercelli e con lui condivise ideali e vita religiosa.

Animato e incoraggiato dalla fraterna amicizia del fondatore di Montevergine, si mise in viaggio per la Terra Santa ma, da Bari, ritornò indietro per recarsi sul Gargano a visitare la grotta dell’Arcangelo San Michele, dove gli apparve la Madre di Dio che gli indicò il luogo in cui compiere la sua missione.

Questo luogo si trova poco lontano da Monte Sant’Angelo, su di un balzo che domina il Golfo di Manfredonia. Nei pressi di un’antica chiesa rupestre, nel 1130, il santo fondò l’Abbazia di Pulsano e diede vita a un ordine monastico autonomo che si rifaceva alla regola di San Benedetto resa, però, ancora più severa.
A Foggia, dove fondò un nuovo monastero, morì il 20 giugno 1139.

La comunità di Pulsano si dedicava a un’attiva vita apostolica tra i contadini e tra i pellegrini provenienti dalla Grotta di San Michele e diretti al santuario di San Leonardo a Siponto.

I monaci divennero poi una vera propria Congregazione detta degli Eremiti Pulsanesi Scalzi.

Il santo fu canonizzato nel 1177. Le sue reliquie nel 1830 furono traslate a Matera e dal 1939 sono conservate in Cattedrale.

Data: 20/06/2015



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