Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

IV DOMENICA DI PASQUA

IV DOMENICA DI PASQUA

LE LETTURE

PRIMA LETTURA (At 13,14.43-52)
Ecco, noi ci rivolgiamo ai pagani.

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero.
Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.
Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».
Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 99)
Rit: Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

SECONDA LETTURA (Ap 7,9.14-17)
L’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.
Non avranno più fame né avranno più sete,
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».

VANGELO (Gv 10,27-30)

Alle mie pecore io do la vita eterna.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

LA BEATA

Beata Anna Rosa Gattorno

1/Beata-Anna-Rosa-Gattorno.jpgIl 9 aprile 2000 San Giovanni Paolo II ha beatificato a Roma la genovese Anna Rosa Gattorno, fondatrice della congregazione delle Figlie di Sant’Anna, che la Chiesa ricorda il 6 maggio.
Nacque a Genova il 14 ottobre 1831, da una famiglia agiata e fu battezzata con il nome di Rosa Maria Benedetta; fu educata in casa, come si usava nelle famiglie benestanti del tempo. Aveva un carattere sereno, disposto alla pietà e alla carità e seppe reagire al clima politico e anticlericale dell’epoca.
Il 5 novembre 1852, a 21 anni, sposò il cugino Gerolamo Custo e si trasferì a Marsiglia.
A causa di un imprevisto dissesto finanziario fu costretta a ritornare a Genova in stato di povertà. In seguito la sua primogenita, colpita da un improvviso malore, rimase sordomuta per sempre e il marito, che tentò di far fortuna all’estero, tornato a casa, morì, lasciandola vedova a meno di sei anni dalle nozze e dopo qualche mese dalla perdita dell’ultimo figlio. Le vicende affrontate la portarono a un cambiamento radicale, che lei chiamò la sua “conversione”.

Sotto la guida del confessore don Giuseppe Firpo, emise i voti privati perpetui di castità e di obbedienza nella festa dell’Immacolata del 1858; in seguito anche di povertà, nello spirito dei terziari francescani di cui faceva parte.
Nel 1862 ricevette il dono delle stimmate occulte, percepito più intensamente ogni venerdì. La Beata trasformò la sua vita in una continua immolazione per la conversione dei peccatori e la santificazione di tutti gli uomini.
A lei fu affidata la presidenza della “Pia Unione delle Nuove Orsoline Figlie di S. Maria Immacolata” e in quella circostanza, nel febbraio 1864, ricevette l’ispirazione di una nuova Regola per una fondazione sua.
Preoccupata per i suoi figli, chiese consiglio a Papa Pio IX (Mastai Ferretti) e lui, nell’udienza del 3 gennaio 1866, le ordinò di iniziare subito la fondazione.
Superate le resistenze dei parenti e abbandonata Genova, diede inizio a Piacenza, alla nuova famiglia religiosa, che chiamò “Figlie di S. Anna, madre di Maria Immacolata”.

Vestì l’abito religioso il 26 luglio 1867, e l’8 aprile 1870 emise la professione religiosa insieme a 12 consorelle. A meno di 10 anni dalla fondazione, l’istituto ottenne l’approvazione definitiva nel 1879. Per le Regole, si dovette attendere fino al 26 luglio 1892.
Nel 1878, le prime Figlie di Sant’Anna partirono per la Bolivia, poi si diressero in Brasile, Cile, Perù, Eritrea, Francia e Spagna. A Roma fondò scuole maschili e femminili per i poveri, asili nido, assistenza ai neonati figli delle operaie della Manifattura dei tabacchi e la Casa generalizia.
Nel febbraio del 1900, fu colpita da una grave influenza che peggiorò rapidamente. Morì il 6 maggio nella Casa generalizia.

I suoi resti mortali, trovati incorrotti, riposano nella cripta della stessa in via Merulana a Roma.

Daniela Catalano

Data: 07/05/2022



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