Giovedì, 28 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO: Riflessione del Vescovo

PRIMA LETTURA

Il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano.

Dal primo libro di Samuèle

26. 2.7-9. 12- l 3.22-23

ln quei giorni, Saul si mosse e scese nel deserto di Zif, conducendo con
sé tremila uomini scelti d’Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif.

Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte ed ecco, Saul dormiva
profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso
il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all’intorno.
Abissi disse a Davide: «Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico.
Lascia dunque che io l”inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non
aggiungerò il secondo››. Ma Davide disse ad Abisài: «Non ucciderlo!
Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?››.

Davide portò via la lancia e la brocca dell’acqua che era presso il capo
di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne
accorse, nessuno si sveglio: tutti dormivano, perché era venuto su di
loro un torpore mandato dal Signore.

Davide passò dall’altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi
era una grande distanza tra loro. Davide gridò: «Ecco la lancia del re:
passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno
secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il
Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la
mano sul consacrato del Signore».

 

SALMO RESPONSORIALE

Dal salmo 102 (103)

R/. Il Signore è buono e grande nell’amore.

Benedici il Signore, anima mia,
 quanto è in me benedica il suo santo nome.
 Benedici il Signore, anima mia,
 non dimenticare tutti i suoi benefici. R/.

Egli perdona tutte le tue colpe,
 guarisce tutte le tue infermità,
 salva dalla fossa la tua vita,
 ti circonda di bontà e misericordia. R/.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
 lento all'ira e grande nell'amore.
 Non ci tratta secondo i nostri peccati
 e non ci ripaga secondo le nostre colpe. R/.

Quanto dista l’oriente dall’occidente,
 così egli allontana da noi le nostre colpe.
 Come è tenero un padre verso i figli,
 così il Signore è tenero verso quelli che lo temono.

 

SECONDA LETTURA

Come eravamo .simili all'uomo terreno, così saremo simili all'uomo celeste.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 45-49

Fratelli, il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l”ultimo
Adamo divenne spirito datore di vita.
Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.
Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo.
Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti.
E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.

VANGELO

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

Dal Vangelo secondo Luca 6. 27-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a
quelli che vi odiano, benedìte coloro che vi maledìcono, pregate per
coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche
l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da'
a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i
peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che
fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori
fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale
gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai
peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate
del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà
grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gl
ingrati e i malvagi.

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete
condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una
misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo,
perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

IL SANTO DELLA SETTIMANA

1/san gerlando.jpgSan Gerlando

Il 25 febbraio la Chiesa ricorda San Gerlando vescovo, patrono della diocesi di Agrigento.

Gerlando, nacque probabilmente a Besancon, in Francia, da una nobile famiglia, imparentata con il Conte Ruggero d’Altavilla. Il suo nome di origine gallica, significa “oriundo della Germania”. A Besancon, Gerlando acquisì una grande cultura e pubblicò varie opere, tra cui il Compotus, considerata un’enciclopedia del tempo.
Arrivò in Italia in pellegrinaggio a Roma, per visitare le tombe degli apostoli e poi su invito di Ruggero si trasferì in Calabria, a Mileto. Dal 1063 i Normanni avevano fatto di questa città calabra il centro delle loro conquiste e la capitale dei loro possedimenti nell’Italia meridionale.

A Mileto, Gerlando divenne primicerio, cioè capo della schola cantorum. Ritornò dopo alcuni anni a Besancon, ma Ruggero lo richiamò in Italia per ricostituire la diocesi di Agrigento dopo la lunga occupazione musulmana che durò dall’829 al 1086.
Dopo la riconquista di Agrigento e il ristabilimento della gerarchia ecclesiastica nell’isola, Gerlando fu nominato, dallo stesso conte, vescovo della città nel 1088 e consacrato a Roma da papa Urbano II (la bolla di conferma pontificia è del 1098).

Iniziando a circa 58 anni, il servizio pastorale, Gerlando, portò con se quattro sacerdoti collaboratori, che condividevano pienamente con lui idee e progetti pastorali, secondo lo spirito della riforma gregoriana.
Sulla sua persona fisica e sulle sue qualità morali si legge in un documento del tempo: “era alto di statura, bellissimo nella persona, oratore facondo, prudente e abile nel consiglio e nell’azione, generoso e munifico, dal portamento dignitoso e splendido per onestà di costumi”.
La sua attenzione di vescovo si rivolse subito ad alimentare e irrobustire la fede dei pochi cristiani rimasti, passando poi alla conversione degli ebrei e dei musulmani.
Tutti apprezzavano la sua povertà, la grande umanità e la dottrina. Con grande zelo si diede alla riorganizzazione della diocesi, che allora, oltre ai territori delle due attuali provincie di Agrigento e Caltanissetta, comprendeva anche parte di quella di Palermo e di Monreale.
Proprio sotto il suo vescovato, poco prima del 1100, presero il via i lavori per l’erezione della cattedrale di Agrigento che 200 anni dopo fu intitolata proprio a Gerlando.
Il santo non trascurò la fondazione di monasteri e viaggiò tanto per stabilire un rapporto personale con i sacerdoti.

Nel 1099 si recò a Roma per partecipare al Concilio nel quale si rivendicava la libertà della Chiesa da ogni potere umano.
Dopo l’elezione del nuovo Papa Pasquale II, Gerlando riprese il viaggio verso Agrigento.

Rientrato in sede, riprese il suo servizio di pastore e la morte lo colse il 25 febbraio dell’anno 1100, primo sabato di quaresima. Dopo i funerali, il corpo fu posto in un sarcofago nell’atrio della cattedrale.

Daniela Catalano

Data: 22/02/2019



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