Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

PRIMA LETTURA (Ger 31,7-9)
Riporterò tra le consolazioni il cieco e lo zoppo.

Dal libro del profeta Geremìa

Così dice il Signore:
«Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
“Il Signore ha salvato il suo popolo,
il resto d’Israele”.
Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione
e li raduno dalle estremità della terra;
fra loro sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente:
ritorneranno qui in gran folla.
Erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li ricondurrò a fiumi ricchi d’acqua
per una strada dritta in cui non inciamperanno,
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 125)
Rit: Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.

 

SECONDA LETTURA (Eb 5,1-6)
Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek.

Dalla lettera agli Ebrei

Ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.
Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo:
«Tu sei sacerdote per sempre,
secondo l’ordine di Melchìsedek».

VANGELO (Mc 10,46-52)
Rabbunì, che io veda di nuovo!

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

IL SANTO DELLA SETTIMANA

1/san angelo.jpgSant’Angelo d’Acri, Frate Cappuccino

Il 30 ottobre la Chiesa fa memoria di Sant’Angelo d’Acri, sacerdote cappuccino che è stato canonizzato esattamente un anno fa, il 15 ottobre 2017, da Papa Francesco. Luca Antonio Falcone, suo vero nome, nacque ad Acri, in provincia di Cosenza, il 19 ottobre 1669.

I primi elementi della dottrina cristiana li imparò frequentando la parrocchia di San Nicola e la chiesa dei Frati Minori Cappuccini.

A 18 anni decise di farsi Frate Minore Cappuccino ma, oppresso da dubbi, incertezze e suggestioni, due volte lasciò il noviziato; la terza volta, emise i voti di professione il 12 novembre 1691. Ordinato sacerdote, il 10 aprile 1700, fu destinato dall’obbedienza alla predicazione.

Ordinato sacerdote, affrontò un importante ostacolo.

Nella sua prima predicazione, a San Giorgio Albanese (1702), dimenticò tutte le parole da dire dal pulpito davanti a tutto il popolo e questo avvenne per tre sere.

Comprese allora che il suo stile doveva diventare semplice, lontano dall’ampollosità dell’oratoria del tempo.

Dal 1702 al 1739, anno della sua morte, percorse tutta la Calabria e buona parte dell’Italia meridionale, predicando quaresimali, esercizi spirituali, missioni popolari.

Consapevole che il predicatore che non attende al ministero della riconciliazione è simile al seminatore che non provvede alla mietitura, trascorreva molte ore nel confessionale non stancandosi mai di ascoltare e di usare misericordia con i peccatori.

Era sua convinzione che la carità potesse risolvere i problemi più difficili e che la misericordia riconducesse nella grazia di Dio tutti i peccatori che si fossero inginocchiati al suo confessionale.

Egli ricoprì nell’Ordine molti incarichi di governo.

Fu più volte maestro dei novizi, guardiano nei conventi di Mormanno, Cetrano e Acri, definitore provinciale, ministro provinciale dal 1717 al 1720 e infine, nel 1735 provisitatore generale.

In tutti questi incarichi, accettati in obbedienza, fu solerte nel far rispettare le Costituzioni dell’Ordine.

Ai frati consegnò uno stile di vita santo, che poggiava su “cinque gemme”: l’austerità, la semplicità, l’esatta osservanza della serafica Regola cappuccina, l’innocenza di vita e la carità inesauribile.

La sua predicazione era incentrata sulla Passione del Signore Gesù; la sua più grande devozione, infatti, era verso il Crocifisso e verso Maria, madre di Gesù. L’immagine tipica di Sant’Angelo lo raffigura, infatti, mentre indica il Crocifisso. Lui è l’autore di un componimento, il “Gesù pijssimo” o “Orologio della Passione”: delle strofe ritmate che ricordano i vari episodi della Passione del Signore Gesù. Un altro particolare della sua vita racconta che egli era solito piantare un Calvario (costituito da tre croci), leggermente distante dal centro del paese, nei luoghi in cui aveva predicato.

Ad Acri lavorò instancabilmente e ottenne dalla famiglia dei principi Sanseverino Falcone l’edificazione di un monastero di Sorelle Povere di Santa Chiara, definite “cappuccinelle”. Fu inaugurato il 1° giugno 1726. La prima monaca fu proprio la figlia dei principi, che prese il nome di suor Mariangela del Crocifisso. Sant’Angelo fu ricercato consigliere di governanti, nobili, sacerdoti e vescovi del tempo.

Dopo 38 anni di apostolato, morì ad Acri il 30 ottobre 1739, dove un grande santuario custodisce il suo corpo.

Nel 1743 iniziò l’iter processuale che lo portò alla beatificazione, nel 1825, da parte di Leone XII.

Pochi anni fa venne riconosciuto un miracolo di guarigione, attribuito alla sua preghiera di intercessione, che lo ha portato alla canonizzazione.

Daniela Catalano

Data: 27/10/2018



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