Venerdì, 19 Aprile 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

PRIMA LETTURA (Am 7,12-15)
Va’, profetizza al mio popolo.

Dal libro del profeta Amos

In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno».
Amos rispose ad Amasìa e disse:
«Non ero profeta né figlio di profeta;
ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.
Il Signore mi prese,
mi chiamò mentre seguivo il gregge.
Il Signore mi disse:
Va’, profetizza al mio popolo Israele».

 

SALMO RESPONSORIALE (Sal 84)
Rit: Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

 

SECONDA LETTURA (Ef 1,3-14)
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui, mediante il suo sangue,
abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
facendoci conoscere il mistero della sua volontà,
secondo la benevolenza che in lui si era proposto
per il governo della pienezza dei tempi:
ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
In lui anche voi,
dopo avere ascoltato la parola della verità,
il Vangelo della vostra salvezza,
e avere in esso creduto,
avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso,
il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione
di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.

 

VANGELO (Mc 6,7-13)
Prese a mandarli.

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

 

IL SANTO DELLA SETTIMANA

1/sant ignazio c.jpgSant’Ignazio Clemente Delgado

Il santo di questa settimana è il martire Sant’Ignazio Clemente Delgado, che la Chiesa ricorda proprio il 12 luglio.

Fu beatificato da Leone XIII nel 1900 e canonizzato, insieme ad altri 116 martiri, da Giovanni Paolo II nel 1988.
Nacque a Villa Felice, vicino Saragozza, il 23 novembre 1762 ed entrò nell’Ordine dei Domenicani dove fece la sua professione nel 1781.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 21 giugno 1787, partì per le Filippine. Raggiunse il Vicariato del Tonchino orientale, in Vietnam, il 19 ottobre 1790 insieme con altri confratelli.

In breve tempo per la sua grande sollecitudine nell’evangelizzazione dei pagani gli fu dato l’incarico di Vicario provinciale e nel 1794, il papa Pio VI, lo nominò vescovo e coadiutore di Mons. Alonso, vicario apostolico, al quale successe il 2 febbraio 1799.
In quasi cinquant’anni d’incessante apostolato il santo raddoppiò il numero dei cristiani, eresse numerosi collegi, edificò chiese e monasteri e portò un grande numero d’indigeni al sacerdozio con grande utilità dei villaggi cristiani in via di sviluppo.
Molte le opere di bene da lui avviate o incoraggiate, nonostante gli editti di persecuzione pubblicati contro i cristiani dal re Minh-Manh, (1820-1840).
Costui, poiché detestava i missionari europei, aveva dato ordine che fossero ricercati e decapitati, e che le loro chiese fossero distrutte.
I cristiani, per avere salva la vita, dovevano calpestare la croce.
Il 22 aprile 1838, anno in cui la persecuzione era molto intensa e feroce, Mons. Delgado, con il suo coadiutore, Mons. Henares, e il suo successore, San Girolamo Hermosilla, si rifugiò nella casa della missione di Kièn-Lao.
In caso di pericolo avrebbero potuto nascondersi facilmente in una vicina spelonca, ignorata da quasi tutti gli abitanti del paese.
Nel mese di maggio 1838 un capitano giunse con duecento soldati in quei paraggi. I domenicani avrebbero voluto fuggire, ma i due principali esponenti del villaggio si opposero, perché secondo loro non era prudente lasciare la residenza della missione.
Purtroppo però un maestro di lettere, avendo saputo, con l’inganno, da un fanciullo cristiano che in quel villaggio viveva un missionario europeo, comunicò la notizia al mandarino, arrivato in quella zona con i soldati.
Il paese fu immediatamente circondato e non fu possibile ai missionari ritirarsi nella spelonca.

I catechisti poiché il vescovo ormai anziano non poteva camminare, lo misero in una lettiga, lo coprirono con una stuoia e lo fecero portare via da due suoi domestici.
Furono però scoperti e inseguiti e fuggirono abbandonando il vescovo in mezzo a un campo.
I soldati lo incatenarono, lo percossero e lo protarono davanti al tribunale della regione. Il mandarino meravigliato dalla serenità del prigioniero e dalla sua età matura gli offrì un coltello e lo invitò a togliersi la vita per risparmiarsi la vergogna di una condanna infamante.
Il vescovo però rifiutò affermando che se gli avessero tolto la vita per la religione cristiana lui ne sarebbe stato “lietissimo”.

A tali parole il mandarino, sdegnato, lo riconsegnò ai soldati.
Il santo il 30 maggio fu messo in una gabbia, in cui rimase fino alla morte, così stretta che gli riusciva impossibile starvi diritto.

Fu portato a Nam-Dinh e rimase nella gabbia esposta ai raggi del sole per 43 giorni.

Il governatore della città alla fine condannò il presule alla decapitazione e inviò il verdetto alla corte perché il re lo ratificasse.
Colpito da vomito e da dissenteria, morì il 12 luglio 1838.
L’esecuzione capitale fu eseguita ugualmente sul cadavere. La testa del martire fu gettata nel fiume e poi ritrovata e ricongiunta con il corpo seppellito a Bùi-Chu.

Daniela Catalano

Data: 12/07/2018



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