Giovedì, 28 Marzo 2024
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Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

Visita pastorale nel Vicariato di Voghera

Visita pastorale nel Vicariato di Voghera

VOGHERA - Sabato 7 ottobre, con la messa alle ore 18 in Duomo, il Vescovo aprirà la visita pastorale nel Vicariato di Voghera che si concluderà mercoledì 13 dicembre.
Due mesi intensi di incontri in cui Mons. Vittorio Viola, ancora una volta, andrà tra la sua gente con la stessa spinta che animava San Paolo (Rm 1,11-12): “Desidero ardentemente vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale, perché ne siate fortificati, o meglio, per essere in mezzo a voi confortato mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io”.

Per avere un quadro più completo degli appuntamenti in calendario e, soprattutto, per conoscere da vicino il Vicariato che fa capo alla “capitale dell’Oltrepò pavese”, abbiamo chiesto a mons. Gianni Captini, vicario foraneo, di presentarci questa seconda tranche della visita.

1/captini 2.jpgIntanto partiamo dalla geografia del territorio interessato e dalla sua suddivisione in parrocchie.
Quelle cittadine sono: Resurrezione, San Pietro, Medassino, Santa Maria della Salute, San Lorenzo Martire, San Rocco, Gesù Divin Lavoratore e San Vittore.
A queste sono da aggiungere le parrocchie di: Codevilla (primo appuntamento in agenda, domenica 8 ottobre), Retorbido, Mondondone, Murisasco, Campoferro di Voghera, San Gaudenzio di Cervesina, Torrazza Coste con le frazioni Pragate e Sant’Antonino.
In totale 17, per una popolazione complessiva che si aggira attorno alle 50.000 persone distribuite soprattutto nella città e poi su un territorio che ne costituisce l’ideale prolungamento, come una “cintura”, dalla pianura che lambisce il Po, attraversata dal torrente Staffora, fino alle prime colline.

“Si tratta di una porzione della diocesi – esordisce mons. Captini – in cui il centro principale, Voghera, fa da attrazione ai centri più piccoli, alla periferia, in una relazione continua con parte del territorio piemontese che arriva fino a Pontecurone e parte del territorio pavese, la Valle Staffora, fino a Torrazza Coste.
Ebbene, tali realtà decentrate confluiscono in Voghera alla ricerca di servizi primari quali la scuola, l’università (al centro vogherese ‘Adolescere’ c’è una sezione di Scienze Motorie dell’ateneo pavese), la sanità e, non da ultimo, anche il culto.
La popolazione ormai è formata da una presenza massiccia di persone provenienti da Paesi stranieri, dal Sud America, dal Nord Africa, dall’Est Europa oltre che da immigrati da altre regioni d’Italia.
La nostra cultura e la nostra religione sono in dialogo continuo con le loro culture che hanno modificato il tessuto sociale così come grande è stata la trasformazione che Voghera ha subito negli ultimi decenni sul piano economico. La città, infatti, è ormai diventata città del terziario, dei servizi.
La scarsa natalità ha fatto sì che i giovani siano relativamente pochi e che sia cresciuto sensibilmente il numero degli anziani.
Infine, si registra un progressivo spopolamento del centro cittadino e un esodo verso la periferia, alla ricerca di quartieri residenziali meno congestionati, con il risultato che proprio qui stanno formandosi nuovi agglomerati”.

L’analisi del vicario foraneo tocca poi il tema della religiosità. “Dal punto di vista religioso – continua – gli abitanti avvertono la mancanza di sacerdoti, non supplita dalla presenza del laicato, in una città che da sempre è stata caratterizzata dalla frammentazione delle Parrocchie.
L’introduzione, voluta dal Vescovo, del concetto di unità pastorale non ha subito contraccolpi dal punto di vista spirituale: i fedeli, indipendentemente dalla Parrocchia di appartenenza, sono soliti frequentare le chiese e le strutture più comode e più vicine a casa.
C’è una mobilità diffusa. Noi sacerdoti cerchiamo di curare con attenzione e con dignità la liturgia e di accogliere anche chi viene da fuori”.

Ma qual è il problema più urgente nella ricostruzione del tessuto religioso?
“Una criticità – conclude mons. Captini – riguarda gli adulti: non riusciamo a trovare molta vivacità in loro nonostante i vari tentativi di approfondimento religioso.
I giovani, invece, sono legati alla Chiesa vivendo la bella realtà dell’oratorio interparrocchiale e frequentando le strutture che abbiamo aperto e che continuiamo a preservare.
Il problema più grande riguarda le famiglie: famiglie colpite dalla mancanza di lavoro, disgregate, in crisi.
L’emergenza occupazionale è stringente e ha un alto valore sociale.
Basti pensare che talvolta sono più i poveri a frequentare la Chiesa che non il resto della comunità.
Direi che il punto debole sta proprio lì, nella evangelizzazione degli adulti i quali sono difficili da coinvolgere al di fuori delle occasioni liturgiche.
Per questo stiamo intensificando le proposte di catechesi rivolte ai fedeli di ogni età.
Sono certo che la visita del Vescovo porterà entusiasmo e coinvolgimento in tutti e, per accoglierlo con la dovuta ospitalità, ci stiamo preparando al meglio”.

Matteo Colombo

Data: 27/09/2017



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