Venerdì, 29 Marzo 2024
Diocesi di Tortona
Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Guido Marini
Vescovo

Iª DOMENICA DI AVVENTO: Riflessione del Vescovo

Iª DOMENICA DI AVVENTO: Riflessione del Vescovo

LE LETTURE DELLA DOMENICA  

PRIMA LETTURA (Is 2,1-5)
Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo Regno.

Dal libro del profeta Isaìa

Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 121)

Rit: Andiamo con gioia incontro al Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.

Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.

SECONDA LETTURA (Rm 13,11-14a)
La nostra salvezza è più vicina.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.
La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.

VANGELO (Mt 24,37-44)

Vegliate, per essere pronti al suo arrivo.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

IL SANTO

1/Umile bisignano.jpgSant’Umile da Bisignano

Il 26 novembre la Chiesa fa memoria di Sant’Umile da Bisignano, religioso dell’Ordine dei Frati Minori, che fu beatificato il 29 gennaio 1882 e proclamato santo da Giovanni Paolo II il 19 maggio 2002.

Nacque a Bisignano, in provincia di Cosenza, il 26 agosto 1582 e fu battezzato con il nome di Lucantonio da Pirozzo.

Proveniva da una famiglia di modeste condizioni. Verso i 18 anni sentì la chiamata di Dio alla vita consacrata.

Per varie ragioni, però dovette aspettare per nove anni. A ventisette anni, entrò nell’Ordine dei Frati Minori, nei conventi di Bisignano e di Mesoraca (Crotone), dove fece il noviziato.

Al termine dell’anno da novizio, ad ogni allievo era richiesto di superare l’esame sulla Regola e il mancato superamento dello stesso poteva anche causare il coatto abbandono del convento.

Il compito rappresentava, malgrado la buona volontà del frate, un ostacolo non indifferente. Si narra che dopo interminabili difficoltà, Umile, per intercessione della Vergine, riuscì a superare l’esame e a recitare la Regola (4 settembre 1610) meravigliando anche i detrattori. Tra le attività legate al noviziato, oltre alla professione religiosa, frate Umile svolse  le tipiche mansioni dei religiosi non ancora eletti al grado sacerdotale.

Dalla questua al servizio presso la mensa della comunità, fino alla cura dell’orto e ad ogni altro lavoro manuale richiesto dai superiori.

Alla vestizione cambiò il nome di battesimo in Umile.

Dopo il difficile anno di noviziato, iniziò un cammino spirituale che lo portò in vari luoghi della Calabria: da Cosenza a Dipingano, da San Lorenzo del Vallo a San Marco Argentano, da Pietrafitta a Figline e a Rossano, e poi ancora nell’attuale provincia cosentina presso altri piccoli centri.

Fu sempre obbediente, umile, docile, condividendo con gioia i vari momenti della vita di comunità.

Moltiplicò le mortificazioni, i digiuni e lo zelo nel servizio di Dio e della sua comunità. Ebbe fin da giovane il dono di continue estasi, tanto da essere chiamato il frate estatico. Queste estasi, dal 1613, cominciarono a diventare pubbliche e furono per lui occasione di una lunga serie di prove e di umiliazioni, alle quali i superiori lo sottoposero per assicurarsi che provenissero realmente da Dio. Fu dotato inoltre dei doni del discernimento dei cuori, della profezia e soprattutto della scienza infusa. Benché analfabeta dava risposte sulla Sacra Scrittura tali da far meravigliare i teologi. Un giorno il Ministro generale dell’Ordine lo condusse in sua compagnia per la visita canonica ai Frati Minori della Calabria cosiddetta Ulteriore per transitare successivamente in terra di Sicilia. Durante il viaggio attraverso lo stretto, frate Umile compì un miracolo: trasformò l’acqua di mare in acqua per dissetare le persone dell’equipaggio. Godette della fiducia di Gregorio XV e Urbano VIII, i quali lo chiamarono a Roma e gli chiesero consigli sul governo della Chiesa.

Entrambi i Pontefici dialogarono volentieri con lui, giovandosi anche delle sue preghiere.

Si trattenne a Roma parecchi anni, soggiornando al convento di San Francesco a Ripa. Soggiornò per qualche tempo anche a Napoli, dove profuse il suo impegno nel diffondere il culto del beato Giovanni Duns Scoto.

Nel 1635 chiese di essere assegnato al convento di Bisignano.

Morì due anni dopo, all’età di 55 anni.

Daniela Catalano

Data: 27/11/2016



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